venerdì 30 novembre 2012

Lazio, sanità in rivolta: fermate Bondi prima che sia troppo tardi

da on line news
mercoledì, novembre 28th, 2012

“Bondi non deve restare un minuto di più sulla poltrona di commissario governativo per la sanità laziale”. La presa di posizione è netta, inequivocabile, corale. Imprese, sindacati, associazioni di categoria del settore, tutti d’accordo, con una unanimità mai raggiunta finora. Quaranta sigle riunite nella grande sala di via Torino, interventi infiammati e a senso unico, la sanità è in uno stato preagonico, non si può far morire. Bondi non capisce, non sa, è mal consigliato, fonda le sue decisioni su dati sbagliati che qualcuno gli fornisce in buona o cattiva fede. Ma se il governo non richiama all’ordine il suo uomo saranno dolori. All’orizzonte l’equivalente di tre-quattro Ilva insieme, venti, trentamila lavoratori a spasso, decine di migliaia di pazienti in difficoltà, costretti a confluire nelle strutture pubbliche che già non riescono a far fronte quotidianamente all’assalto dei malati. Sarà il caso e costerà sotto tutti i profili, finanziario e sociale, molto di più di quanto non si pensi di risparmiare. Non è un discorso corporativo, non è la sanità privata a protestare, ma sono anche i rappresentanti dei lavoratori, le associazioni dei medici. Un campanello d’allarme dovrebbe scattare nelle stanze del potere politico. (a proposito, politici totalmente assenti alla riunione, eccezion fatta per il vice presidente della commissione sanità del Senato Domenico Gramazio). Invece niente. Bondi non riceve nessuno, non parla con nessuno, si è regalato un consulente esterno e prende ordini dal ministro e dal Tesoro. Deve gestire i tagli e basta, ma non gioca pulito, dicono gli interventi, anzi. Un uomo dei conti non sa fare i conti in questa occasione e rischia di far saltare il banco. C’è un grosso punto interrogativo sul deficit, fonti accreditate parlano di oltre un miliardo di euro: ma su questo si resta nel generico. Possibile? In fatto è che nessuno sa veramente di quanto la sanità laziale sia “fuori”: fasulli i bilanci delle Asl, lo sanno tutti ma fanno finta che non sia così. Dati parziali, fasulli , dunque, e provvedimenti punitivi: come quelli che oltre ai posti letto, oltre ai tagli delle strutture sotto gli ottanta posti letto, prevedono un’ulteriore limatura dei budget alle aziende classificate del 7%. La somma è notevole, 100 m ilioni di euro, gli effetti sono disastrosi. E’ stata la molla che ha fatto scattare la rivolta. Domani l’Aris, l’associazione della ospedalità religiosa, giocherà per conto suo la partita con un’altra riunione dalla quale sortiranno azioni di protesta. Il Gemelli ha annunciato sempre per domani una conferenza stampa: i dipendenti temono di sentire cosa diranno i dirigenti. L’alternativa, il messaggio, il segnale? Imporre a Bondi uno stop. Attendere che le elezioni regionali portino dei nuovi vertici, spazzare via il management sanitario della Regione che oggi viene ritenuto a torto o a ragione in parte responsabile del collasso del sistema: ricomimciare a discutere, a bocce ferme. E trovare per via negoziale una soluzione. Una cosa è certa. Se la gente sapesse veramente cosa sta succedendo scenderebbe in piazza e farebbe le barricate.
 
 

La norma su principio attivo non porta risparmi ed è iniqua.

Da Quotidiano Sanità
Lo afferma Serena Sileoni nel  Briefing Paper "La ricetta del ministero. Gli effetti collaterali della nuova disciplina delle prescrizioni" dell'Istituto Bruno Leoni, che specifica che la norma: “non comporta alcun risparmio per la spesa sanitaria. L'obiettivo pare quindi essere non legato a risparmi per le finanze pubbliche, bensì alla volontà di avvantaggiare una parte della filiera farmaceutica (i produttori di farmaci generici, per i quali la scadenza brevettuale è passata) a svantaggio di un'altra (i produttori di farmaci innovativi, che mantengono nel proprio portafogli prodotti che pure hanno superato i termini della tutela brevettuale)”.
Rincara la dose Alberto Mingardi direttore dell'Istituto:  “Serena Sileoni dimostra persuasivamente come questo approccio tradisca scarso rispetto per la libertà di scelta del medico e possa generare piccoli e grandi inconvenienti per farmacisti e pazienti. Soprattutto, però, non si capisce perché il governo debba scegliere di avvantaggiare un comparto, i genericisti, anziché un altro, i produttori di farmaci branded, senza che ve ne sia un vantaggio diretto per il sistema sanitario nazionale. Questa non è politica sanitaria: è piuttosto politica industriale. E come tutte le politiche industriali, è pericolosa nel momento in cui sostituisce alla libertà di scelta il giudizio dei pubblici poteri"

Chi o cosa è questo Istituto Bruno Leoni che critica così pesantemente un provvedimento caratterizzante dell'azione di un governo i cui membri sono stati descritti come esperti e campioni del liberismo e del libero mercato?
Si tratta forse di un istituto di studi marxisti?
Sembra proprio di no, anzi, se andiamo a vedere il loro sito scopriamo che si presentano così:  
"La nostra filosofia viene associata a diverse etichette: “liberale”, “liberista”, “mercatista”. La lezione cui l’Istituto si richiama è appunto quella di Bruno Leoni, grande filosofo del diritto, di cui diffonde il pensiero e le opere in Italia ed all’estero. Alla figura di Bruno Leoni, l’IBL ha dedicato il sito Riscoprire Bruno Leoni. Le soluzioni per cui ci battiamo, sul terreno delle politiche concrete, sono quelle che sanno dare maggior respiro alla società civile, restituire risorse all’economia, liberare la concorrenza e gli scambi e così costruire più benessere e ricchezza per tutti."

C'è di che meditare sul reale valore e sulle reali intenzioni e sulle reali competenze degli esponenti di questo governo.


giovedì 29 novembre 2012

Informativa COSMED: INCONTRO MINISTERO FUNZIONE PUBBLICA – CONFEDERAZIONI SINDACALI 28 NOVEMBRE 2012

PRECARIATO: GOVERNO STUDIA PROROGA DEI CONTRATTI AL 31 LUGLIO 2013

Il ministro della funzione pubblica annuncia: venerdì 30 novembre al Consiglio dei Ministri norme per il precariato del pubblico impiego. Fornito il censimento dei lavoratori atipici. Lunedì prossimo verrà illustrato alle Confederazioni il testo del provvedimento.

Oggi al Ministero della Funzione Pubblica il Capo Dipartimento Antonio Naddeo, presenti i rappresentanti delle Regioni e degli enti locali, ha annunciato una iniziativa legislativa del Governo in materia di precariato. Si tratta di un emendamento alla legge di stabilità che il Ministro Patroni Griffi proporràal Consiglio dei ministri di venerdì prossimo.

In questo emendamento il cui testo non è stato ancora elaborato si dovrebbe definire:
• la possibilità di proroga dei contratti a tempo determinato per sei o sette mesi in modo da favorire il mantenimento dei servizi;
• la possibilità di concorsi con riserva di posti per coloro che hanno prestato servizio per almeno tre anni nel servizio pubblico;
• l’elaborazione di un atto di indirizzo all’ARAN per la stesura di un accordo quadro (previo parere del Ministero dell’Economia) che regoli i rapporti a tempo determinato nella pubblica amministrazione.
Il fenomeno del precariato del pubblico impiego e in particolare nel SSN è assai diffuso come si evince dai dati della Ragioneria dello Stato, riferito al 31 dicembre 2011 chesono stati forniti nella riunioni odierna, che si allegano.
I dati dimostrano l’inefficacia nel tempo dei provvedimenti sin qui adottati dal Governo e dalle Regioni.
La COSMeD ha colto con favore l’iniziativa segnalando peraltro la necessità di un percorso di stabilizzazione del personale del SSN con particolare riguardo alla dirigenza medica veterinaria e sanitaria.
Il “Decreto Balduzzi” è già intervenuto sulla materia e ha avuto il pregio di consentire la
proroga immediata dei contratti a tempo determinato senza, però, chiarire quale tipologie di precariato siano oggetto di proroga, atteso che solo una parte del lavoro flessibile o atipico è riconducibile ad un vero contratto a tempo determinato. Inoltre l’assenza dei limiti temporali e la mancanza della regolamentazione, come espressa dal “Decreto Balduzzi”, apre la porta ad una sorta di precariato a vita, con ampia discrezionalità da parte delle direzioni generali nel prorogare contratti molto vantaggiosi economicamente per le aziende, tanto da disincentivare il processo di stabilizzazione. Occorre invece definire con chiarezza, tramite norme cogenti, quali tipologie di lavoro flessibili siano applicabili alla pubblica amministrazione e a SSN. In mancanza di tali determinazioni il fenomeno del precariato è destinato a riproporsi.
Infine COSMEeD ha sollecitato gli estensori delle norme affinché per il SSN oltre alla riserva dei posti vi sia una deroga a requisito della specializzazione o in alternativa la possibilità di percorsi formativi come accesso in soprannumero alle scuole di specializzazione condizione necessaria per la definitiva regolarizzazione concorsuale del personale precario.
Le Confederazioni sono state riconvocate per lunedì 3 dicembre per un nuovo incontro finalizzato ad illustrare il testo del provvedimento.

La delegazione COSMeD



Censis: più attenzione a medici di famiglia e fondi integrativi

Un Ssn più sostenibile, efficiente e  in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini? Secondo Carla Collicelli, vicedirettore del Censis, è possibile - anche in un periodo di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo - a patto però di intervenire su due tematiche chiave: il ruolo dei medici di famiglia e la gestione dei fondi integrativi.
In primo luogo, i medici di Medicina generale, che, come è emerso da una recente indagine dello stesso Censis, sono il principale punto di riferimento per la salute delle famiglie italiane, sono, secondo la ricercatr ice, impiegati in maniera non ottimale e dovrebbero quindi essere messi nelle condizioni di poter lavorare meglio per coprire i bisogni dei loro assistiti. 
L'altro punto su cui sarebbe necessario concentrare l'attenzione, inoltre, è la questione dei fondi integrativi, verso i quali, sempre secondo il Censis, non è stata attuata alcuna strategia di ottimizzazione. Questi fondi, infatti, attualmente, spesso rimborsano prestazioni già coperte dalla sanità pubblica: «La sanità complementare in Italia è un universo composto da centinaia di fondi integrativi, a beneficio di oltre 11 milioni di assistiti» sottolinea Colicelli. «Una nostra ricerca ha rilevato che oltre il 50% degli importi dei fondi copre prestazioni già rimborsate dal pubblico. Bisognerebbe quindi utilizzare meglio i fondi per coprire le aree scoperte dal Ssn e l'odontoiatria». In ultimo, Collicelli, ha messo in luce la possibilità di aumentare le spese sanitarie al di sopra di una determinata fascia di reddito.



mercoledì 28 novembre 2012

Un commento alle parole del Presidente Monti sulla non sostenibilità del SSN nel medio-lungo termine, nell’ottica dei nuovi orientamenti europei in materia di diritto societario.


Ricevo e volentieri pubblico:
 
di Ermanno De Fazi

La consultazione pubblica promossa dalla Commissione europea sul futuro del diritto pubblico si è conclusa nel luglio di questanno, portando a nuove riflessioni sul ruolo del diritto societario europeo nella costituzione del mercato unico in un contesto economico in continua evoluzione.
Uno dei temi di primaria importanza è apparso quello legato allamobilità transfrontalieradelle società. Dopo che la Corte di Giustizia europea ha affermato e consolidato il principio della libertà di stabilimento (una delle recenti sentenze si riferisce ad una vicenda di trasformazione transfrontaliera di una società di diritto italiano in un'altra di diritto ungherese), tenuto conto dellorientamento giuridico prevalente in materia di diritto commerciale, si profila un chiaro passaggio normativo che faciliti il trasferimento della sede sociale da uno Stato membro ad un altro, senza che questo comporti lo scioglimento e la nuova costituzione della società. Di certo, ciò faciliterebbe sia le piccole che le medie imprese nellottenere maggiori opportunità del mercato. (fonte: C. Tedeschi,Dal diritto societario un incentivo alla crescita, Il Sole 24ore 30 luglio 2012).
Credo che salti subito alla mente la possibilità di applicare siffatte soluzioni di mercato anche ai servizi sanitari, pubblici o privati che siano, e che la ricerca di nuovi fondi a cui ha fatto riferimento il Presidente Montiin evidente chiave europeisticaincluda tale possibilità. Non solo si rischia linclusione di soggetti privati nellordinamento sanitario pubblico italiano, ma si avvicina concretamente la reale e stabileintrusionedi capitali esteri e di soggetti giuridici privati europei.
Allora, prima di cimentarci nella ricerca di nuovi modelli aggregativi, funzionali e strutturali, per lintero comparto delle cure primarie, nel tentativo di escludere i privati dal SSN italiano, dovremmo rivedere i rapporti che lattuale convenzione per la MG ha sviluppato con atti legislativi nazionali ed europei fin qui ignorati dalla classe medica, che di fatto hanno modificato in senso peggiorativo la capacità negoziale e contrattuale dellintera area medica, espropriandola del diritto alla partecipazione attiva, alla costruzione e alla evoluzione delle strutture organizzative sanitarie.