giovedì 16 gennaio 2014

Concluso il primo tavolo tecnico sulle case della salute

COMUNICATO STAMPA
 «Sì alle “Case della Salute”; purchè non sostituiscano l’attività degli studi di assistenza primaria (medico di famiglia) o della continuità assistenziale (ex guardia medica)».
Lo ha dichiarato Paolo Marotta vice-segretario Smi-Lazio, in occasione del primo Tavolo tecnico incentrato sull’istituzione delle “Case della Salute”, che si è svolto questa mattina presso la sede della Regione Lazio. Le strutture sanitarie in questione, che nascono per decongestionare il massiccio afflusso nei pronto soccorso regionali, dovrebbero essere finanziate, però, sottraendo ai medici di famiglia le indennità che percepiscono per collaboratori, mantenimento delle strutture e informatizzazione. Secondo Paolo Marotta: «L’esperienza degli ambulatori Med (strutture di medicina generale di quartiere), dovrebbe aver insegnato qualcosa. I risultati ottenuti sono stati raggiunti grazie all’abnegazione di piccoli gruppi di medici giovani e motivati e non da grandi gruppi indistinti di medici di medicina generale. In quest'ottica non é accettabile parlare solo delle indennità dei medici di famiglia che non possono essere assolutamente toccate» poiché, ha asserito ancora il Sindacalista, «l’eventuale taglio, costringerebbe i circa 4.824 medici laziali a chiudere il proprio studio medico, facendo gradualmente confluire i pazienti direttamente presso le nuove strutture, previste in ogni municipio romano. Fenomeno che andrebbe, di fatto, a modificare tutto l’assetto dell’assistenza territoriale, con un netto peggioramento della qualità del servizio al cittadino». Quindi Paolo Marotta ha concluso: «Le “Case della Salute” rappresentano un valore aggiunto nel momento in cui garantiscono un ulteriore sostegno all’assistenza sanitaria territoriale, favorendo un supporto ai pronto soccorso ospedalieri, nonché una valida opportunità di lavoro per i giovani medici precari; non un subdolo smantellamento della medicina generale».


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