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Piazza Roma B
giovedì 30 gennaio 2014
L'emergenza PS è il risultato delle politiche regionali
Cassazione, medici di medicina generale: ecco i paletti agli accordi locali
Le Sezioni Unite hanno adesso dato ragione ai medici considerando il provvedimento regionale illegittimo. Le regole di riferimento, contenute nel Dlgs 502/1992, art. 8 (richiamate dal Dl 81/2004, art. 2 nonies, convertito dalla legge 138/2004), costituiscono princìpi fondamentali cui la legislazione provinciale è tenuta a uniformarsi. Il contenuto degli Acn rappresenta principio generale di regolazione del rapporto convenzionale dei medici di medicina generale e dei pediatri a livello nazionale. Di conseguenza, le convenzioni decentrate possono regolare autonomamente gli aspetti collaterali a quelli già definiti con gli Accordi collettivi, ma non possono contraddirli. Questo vale, afferma la sentenza, anche nel caso delle Regioni autonome i cui statuti hanno carattere concorrente con la legislazione statale: la loro autonomia deve essere esercitata, oltre che in armonia con la Costituzione e i princìpi dell'ordinamento giuridico dello Stato, nei limiti dei princìpi stabiliti dalle leggi dello Stato (comma 1).
In conclusione, le Sezioni Unite hanno cassato la sentenza 15/2011 della Corte d'appello di Trento, sezione distaccata di Bolzano, rinviando alla stessa Corte in diversa composizione. Con l'ordine di procedere a nuovo esame applicando il principio di diritto enunciato: il contenuto delle convenzioni nazionali «rappresenta principio generale di regolazione del rapporto convenzionale dei medici di medicina generale a livello nazionale» e gli accordi decentrati tra Provincia autonoma e sindacati «possono regolare autonomamente gli aspetti collaterali a quelli già definiti con gli accordi nazionali previsti dalla legge 138/2004, ma non possono contraddire le disposizioni contenute negli accordi stessi».
Pubblicato il decreto regionale per le case della salute nel Lazio
Riporto qui di seguito l'articolo di Quotidiano Sanità di ieri che pubblica la notizia della approvazione del decreto regionale sulle case della salute.
Nell'ambito dello stesso articolo c'è il link al testo completo.
Un primo sommario giudizio mi porta a dire che si tratta, almeno in apparenza, di un "restyling" dei distretti ASL con un tentativo di maggiore integrazione con il territorio, UCP comprese, che sembrerebbero continuare a costituire un elemento importante della rete di assistenza territoriale.
Naturalmente è presto per dare un giudizio definitivo e bisognerà vedere la faccenda alla prova dei fatti.
Lazio. Pronto il decreto "Case della Salute". Potranno lavorarci tutti i Mmg, senza obblighi. Il testo
La bozza definitiva spiega che nelle strutture sarà apicale la figura del "Dirigente medico di distretto", responsabile per gli aspetti igienico-sanitari e per quelli gestionali. Verranno costituite equipe multidisciplinari e multiprofessionali. Previsti programma formativo ad hoc e informatizzazione processi. LA BOZZA DEFINITIVA
29 GEN - Sottoscritto stamane, presso gli uffici della Pisana, il Decreto del commissario ad acta relativo alle Case della Salute. La bozza definitiva spiega che le nuove realtà rappresenteranno “una rete di strutture territoriali organizzate per livelli di complessità assistenziale”. Esse saranno collegate tra loro “con le strutture di ricovero pubbliche e private accreditate, con le Unità di Cure Primarie esterne alla struttura, con le farmacie pubbliche e private, e con gli altri presidi presenti sul territorio per garantire un’offerta di servizi tale da assicurare l’efficace presa in carico dei cittadini e il coordinamento delle risposte da garantire loro”. E per raggiungere tali obiettivi è stato stabilito che “i software della cartella orientata per problemi (Cmop) della medicina generale dovranno essere in cloud; la piattaforma Siat dovrà integrarsi con gli applicativi in uso nella medicina generale”.
Nel complesso tutti i medici di medicina generale potranno lavorare presso le Case della Salute senza obbligo alcuno mentre, allo stato attuale, non sono state previste corsie preferenziali per i medici precari. Il raccordo funzionale con il territorio e con gli altri presidi aziendali dovrà realizzarsi soprattutto mediante “la condivisione di una piattaforma informatica, su cui rendere disponibili ai professionisti le informazioni utili al trattamento dei pazienti”.
Apicale sarà la figura del “Dirigente medico di distretto” che in primis è responsabile della struttura per gli aspetti igienico-sanitari e per quelli organizzativi e gestionali. Egli cura “in collaborazione con il Coordinatore dei medici di medicina generale e il Dirigente infermieristico di distretto l’applicazione del regolamento interno sull’ordinamento e il funzionamento della struttura”.
Le Case della Salute si caratterizzeranno per modalità di lavoro integrate e, a tal fine, vengono costituite equipe multiprofessionali e multidisciplinari per “coordinare i processi clinico assistenziali organizzando il lavoro in funzione dell’integrazione dell’intervento, condividendo finalità, modalità organizzative, ripartizione del lavoro e attività di coordinamento”. Dell’equipe fanno parte tutte le figure professionali, sanitarie e sociali, che intervengono nel trattare un determinato paziente.
La Regione si occuperà di realizzare un programma formativo ad hoc per la Casa della Salute, “con particolare riferimento alle modalità organizzative e di funzionamento finalizzato a formare un numero limitato di tutor per ciascuna Asl”. Saranno poi proprio le Asl, mediante tutor, a “realizzare specifici percorsi formativi dedicati alle equipe della Casa della Salute, configurati sui principali Pdta e, più in generale, eventi formativi destinati all’insieme del personale operante nella Casa della Saluta, esteso al personale proveniente da altri servizi e strutture di riferimento”.
sabato 18 gennaio 2014
Indennità esclusività e continuità esperienza professionale
Ancora sull'IRAP
Sanità laziale in crisi. Le proposte dello Smi su Quotidiano Sanità
Gentile direttore,
in riferimento ai gravi fatti di cronaca recentemente riportati dalla stampa regionale (ritardi delle ambulanze, con annesso episodio di decesso per infarto; paziente visitato, dimesso per lombalgia che, dopo 5 giorni, muore per aneurisma addominale), Le scrivo per presentare una sintesi dei punti critici che affliggono, ormai da anni, la sanità del Lazio, poiché, noi medici "di trincea", che quotidianamente affrontiamo la malattia e il malato, spesso con abnegazione, cercando di sopperire alle carenze strutturali e organizzative, siamo sempre e puntualmente inascoltati e, a volte, anche sanzionati.
E’ assolutamente necessario che la gente sappia di chi è la responsabilità di questa realtà ormai al collasso. Tenga conto che ho scritto ed inviato i seguenti punti ben due anni fa ai vari esponenti politici ma, a quanto pare, la situazione non è affatto mutata. Per chi crede fermamente nella professione medica e cerca, ogni giorno, di agire secondo scienza e coscienza, per chi ha scelto di lavorare solo nel comparto pubblico, come tutto lo staff della segreteria regionale Smi (Sindacato Medici Italiani), è veramente intollerabile l'idea che, a pagare per le innumerevoli disfunzioni organizzative sia, in primis, il cittadino, e poi il medico, che si dedica alla professione con serietà e professionalità e che rimane inascoltato da chi avrebbe, invece, il sacrosanto obbligo di ascoltarlo.
Le criticità della Sanità del Lazio in 14 punti:
1) Inadeguata informazione alla popolazione sui servizi sanitari esistenti e su come utilizzarli al meglio;
2) Riduzione dei posti letto in Ospedale, senza valide alternative sul territorio;
3) Riduzione del personale medico e paramedico, con blocco del turn-over ormai settennale (dal febbraio 2007);
4) Studi medici di famiglia già aperti 10 ore al giorno con le Unità di Cure Primarie (Ucp), ma inadeguata informazione alla popolazione.
5) Impossibilità per i medici di famiglia di avere un accesso diretto per determinate analisi (Rx, Ecg, Tac, Rmn o visite specialistiche). Per cui, molti pazienti, pensando di far prima by-passano il medico di famiglia, si recano direttamente in pronto soccorso. Non solo: i medici di famiglia sono stati pesantemente burocratizzati. Ormai trascorrono più tempo al computer che a visitare i pazienti, in quanto obbligati a lavorare per l'Inps con l'invio dei certificati online. O a lavorare per il Fisco, dovendosi accertare che gli assistiti abbiano o meno il diritto all'esenzione.
Sono inoltre sottoposti a controlli costanti sulle prescrizioni farmacologiche e di diagnostica, mentre gli altri soggetti prescrittori (specialisti ambulatoriali, ospedalieri e universitari), non dispongono neanche di strumenti informatizzati per la prescrizione, poiché le Asl e/o le aziende ospedaliere non hanno mai provveduto alla dotazione strumentale di base (computer, collegamento internet, cartella clinica informatizzata). Queste carenze impediscono al sistema di potersi coordinare. Il medico di medicina generale non è in condizione di accedere ad una prenotazione diretta per un esame diagnostico, non è in condizioni di interloquire con un ospedaliero, laddove dovesse ravvedere una urgenza, né può avere aggiornamenti o informazioni su un proprio assistito ricoverato. Neanche i servizi di pronto soccorso sono in raccordo con le 800 Ucp (Unità di cure Primarie) dislocate sul territorio, nelle quali sono organizzati i medici di famiglia della Regione. Per non parlare del sistema di gestione della domiciliarità e del paziente cronico di cui tutti i politici, puntualmente, sollevano il problema, ma non lo risolvono. Ogni azienda utilizza sistemi differenti di accesso alla presa in carico, tutti i servizi Cad (Centri Assistenza Domiciliare), sono sostanzialmente dati in appalto a cooperative infermieristiche con esponenziale declino del livello qualitativo dell’assistenza sanitaria e relativo aumento di spesa. Gli orari sono limitati a poche ore settimanali e non riescono a coprire il fabbisogno.
6) Mancata implementazione della pianta organica della Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica), come sancito nell'Accordo Integrativo Regionale del 2005, che prevedeva quasi un raddoppio della pianta organica stessa, ma che è rimasto lettera morta. E si continua a lavorare con lo stesso numero di medici di notte, festivi e prefestivi, non tenendo conto che la popolazione è aumentata sia come numero, sia come aspettativa di vita, ed è quindi è aumentato anche il fabbisogno di salute;
7) Tra l'altro, in una città come Roma, definita Metropoli solo sulla carta, si calcolano ancora 3.500.000 abitanti, senza tener conto dell'afflusso turistico e che anche i turisti beneficiano, gratuitamente, del servizio sanitario regionale. Così come non si tiene conto dei pendolari, dei non residenti e degli extracomunitari. Aggiungendo tutti questi pazienti, solo a Roma, si contano oltre 5 milioni di assistiti;
8) Riduzione del Servizio di Emergenza Sanitaria (Ares 118), con meno ambulanze pubbliche e comparsa di un sempre più cospicuo numero di ambulanze private convenzionate con il 118; in cui gli infermieri e gli autisti sono sottopagati (infermieri 7 euro l'ora, autisti 5 euro l'ora), e senza alcuna tutela. Sempre più spesso, inoltre, per sopperire alla carenza di organico, si assiste all'invio di ambulanze a “due”, ovvero: con infermiere e autista, senza barelliere. Questo comporta notevoli difficoltà nel trasporto del paziente, con la necessità di richiedere l'aiuto dei familiari. In alternativa, è necessario attivare un'altra ambulanza, con annesso aumento dei costi da una parte e aumento dei tempi di attesa per i pazienti dall'altra. Per non parlare, poi, della drastica riduzione dei medici nelle ambulanze, medici che potrebbero trattare i pazienti a domicilio per patologie minori, senza intasare i pronto soccorso e che potrebbero portare il paziente all'ospedale più idoneo per le patologie più gravi, con un miglioramento non solo delle aspettative di vita, ma della stessa qualità di vita, senza esiti invalidanti e, quindi, con un minor costo per la società;
9) Riduzione dei servizi di psichiatria sul territorio, con tutto quel che ne deriva a cominciare dalle ricadute sulle famiglie che non sanno a chi rivolgersi. I pochi centri esistenti sono oberati di lavoro e non riescono a farsi carico di altro, né riescono ad attirare l’attenzione dei politici, salvo, poi, quando accade un fatto eclatante.
10) Sulla sanità regionale grava anche il servizio sociale. Ad esempio, molti senza fissa dimora o clochard, soprattutto durante il periodo invernale, non usufruiscono dei servizi sociali ma, bensì, del servizio sanitario, a cominciare dalla richiesta delle ambulanze.
L'ambulanza interviene e soccorre il clochard che vuole andare in ospedale per mangiare e per dormire al caldo, occupando una barella che servirebbe ad altri scopi. D'altra parte, se l'ambulanza non carica la persona riversa a terra, c'è sempre qualcuno pronto a denunciare; e allora ecco che gli ospedali, soprattutto quelli romani, si ritrovano tutti con almeno 3-5 barelle occupate;
11) Nomine politiche dei Direttori Generali e, a cascata, a volte, anche dei Primari. Questo incide, notevolmente, sul servizio sanitario considerando che nessuno si assume la responsabilità di denunciare quello che non funziona e cercare di porvi rimedio. Sarebbe ora di cominciare ad adottare un sistema meritocratico e di professionalità nella scelta dei manager, forse qualcosa potrebbe migliorare.
12) Aumento ciclico delle cliniche private convenzionate che, tuttavia, quando hanno un'urgenza chiamano il 118, poiché non hanno né cardiologi, né anestesisti di guardia, o hanno un solo medico di guardia per tutta la Clinica. In definitiva, in questo tipo di strutture sanitarie, non si registra mortalità perché, il paziente grave, viene sempre e comunque trasferito in ospedale.
13) Mancanza di posti letto di Breve Osservazione (Obi), che non andrebbero ad incidere sulla dotazione dei posti letto di 3/mille su base nazionale.
14) E ancora: che fine ha fatto il Centro Unico di Acquisto per Farmaci e Presidi? Ci sono prezzi diversi fra Regione e Regione, fra Azienda e Azienda e, molto spreco, è legato al passamano nei vari corridoi. Altro che spending-review!
Francesca Perri
Responsabile nazionale Smi per il 118 e Pronto Soccorso
giovedì 16 gennaio 2014
Decreto Commissariale U00003 del 15 gennaio 2014
Nello stesso decreto viene inoltre introdotta una modifica della Delibera 124/2007 nella parte relativa all’individuazione del prezzo di riferimento dei farmaci Inibitori di Pompa Protonica.
Concluso il primo tavolo tecnico sulle case della salute
mercoledì 15 gennaio 2014
Viaggio in Marocco: Deserto e Khasbas
Marocco : Deserto e Kasbahs
dal 21 al 27 Aprile 2014
- Acconto di Euro 400,00 a persona alla prenotazione (entro il 10 Dicembre 2013)
- Saldo entro il 20 Marzo 2014.
- Dal 10 Dicembre al 20 Febbraio il 15 % della quota di partecipazione
- Dal 21 Febbraio al 25 Marzo il 25 % della quota di partecipazione
- Dal 26 Marzo al 02 Aprile il 35 % della quota di partecipazione
- Dal 03 Aprile al 17 Aprile il 70 % della quota di partecipazione
- Dal 18 Aprile alla data di partenza il 100% della quota di partecipazione