venerdì 8 marzo 2013

Sul British Medical Journal un articolo sulla Medicina Generale H24 7 giorni su 7

 E’ apparso il 20 febbraio scorso sul BMJ un articolo a firma di Iona Heath, dell’esecutivo del WONCA World e autorevole membro del College of General Practitioner dell’UK, che attacca duramente il governo conservatore inglese che intende introdurre l’H24 e l’attività 7 giorni su 7 dei medici di famiglia. I concetti espressi da Iona si attagliano precisamente anche alla nostra realtà sanitaria.

Di seguito la traduzione di una sintesi dell’articolo. 
Il testo completo su:
BMJ 2013; 346 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.f1004 (Published 20 February
2013)

mar 06 2013 · Non è al sicuro nelle loro mani
Dal momento che l’attuale governo è salito al potere nel maggio 2010, il Servizio Sanitario Nazionale è stato soggetto ad un flusso continuo e intensamente sovversivo di propaganda contraria, avviato, volutamente, in un momento di soddisfazione del pubblico senza precedenti. Perversamente, la condanna indiscriminata tende a oscurare la presenza innegabile di errori deplorevoli all’interno del servizio e a minimizzare l’influenza di guasti di sistema che sono continuamente aggravati dagli effetti di rigore finanziario, dallo sconvolgimento della inutile “riforma” strutturale e dagli effetti negativi dell’austerità per la salute delle persone povere e vulnerabili.
Allo stesso tempo, la propaganda ha profondamente minato il morale della grande maggioranza degli operatori sanitari coscienti e impegnati. I governi dovrebbero forse impegnarsi di più per ricordare che c’è un’etica della reciprocità e che noi raccogliamo ciò che seminiamo, la storia ci insegna che quando i governi perdono di vista queste cose diventano un pericolo per se stessi e per il loro popolo.
Sentiamo parlare continuamente della necessità di assistenza e di compassione nel servizio sanitario nazionale, e nessun gruppo può essere più consapevole di queste esigenze, dei pazienti e di coloro che si adoperano per assisterli, mentre ci sono ben pochi elementi di assistenza e compassione nel modo in cui il governo tratta i poveri, i vulnerabili e i disabili e il vasto esercito di medici e operatori sanitari. L’ultima prova della mancanza di considerazione per la forza lavoro viene fornito dall’ostinazione con la quale si vuole farla lavorare nel servizio sanitario nazionale sette giorni su sette. Mentre non vi è alcun dubbio che gli ospedali e servizi di emergenza devono sempre essere adeguatamente dotati di personale e risorse 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana e 365 giorni l’anno, l’idea che non dovrebbe esserci differenza per gli altri servizi, che dovrebbero essere offerti totalmente nei fine settimana e durante le vacanze, è potenzialmente dispendiosa e distruttiva.
L’argomento a sostegno sembra essere che se i negozi rimangono aperti più a lungo, dovrebbe essere così anche per cliniche, ambulatori e sale operatorie, ma dovremmo aver presente l’importanza dei ritmi della vita umana. C’è una saggezza antica nel modello di settimanale, con cinque giorni di lavoro e due che offrono il tempo per il riposo, per la riflessione e la cura della famiglia, per coltivare le relazioni con gli amici e i vicini di casa. Il lavoro per sette giorni su sette è a volte indispensabile e deve quindi essere legato a modelli di cambiamento che sono l’antitesi di un modello “family friendly” (“adatto alla famiglia”) e sono ben documentati come distruttivo della salute. C’è un argomento legittimo, che la tecnologia costosa deve essere utilizzata nel modo più efficiente possibile, ma vi è chiaramente un equilibrio che deve essere trovato tra l’efficienza e la pienezza della vita umana.
E’ stato predetto nella seconda metà del ventesimo secolo che la meccanizzazione e lo sviluppo tecnologico avrebbero aumentato la percentuale del tempo libero umano, ma sembra che sia accaduto l’opposto, mentre allo stesso tempo i ritmi lavorativi sono diventati sempre più frenetici. Dovremmo argomentare contro il lavoro per sette giorni su sette del personale dei negozi, e non proporlo per l’assistenza sanitaria di routine nel servizio sanitario nazionale.
Il lavoro di routine sette giorni su sette sarebbe anche molto costoso. Abbiamo imparato da molti dei centri “Darzi” destinati alla salute che tenere aperti i centri sanitari di comunità per 24 ore, sette giorni su sette, aveva costi proibitivi e simili iniziative non hanno avuto seguito. L’incauto tentativo di estendere drasticamente le ore in cui sarebbero disponibili le cure di routine potrebbe ulteriormente indebolire le risorse per le cure di emergenza e per il personale ospedaliero e potrebbe anche erodere il sostegno della gente per una conseguente maggiore tassazione.
Personalmente, sono ben disposto a pagare la mia parte integrale delle imposte in modo che tutti possano avere accesso alle cure di emergenza e urgenza di cui hanno bisogno. D’altra parte, non sono disposto a finanziare l’accesso universale alle cure non urgenti al di fuori degli orari normali. La convenienza di alcuni non dovrebbe consentire di creare un onere inutile e distruttivo per gli altri, in termini sia di risorse che di carichi di lavoro.
Il nostro attuale governo non sembra comprendere il significato dell’etica della reciprocità. Il concetto è molto presente nella filosofia greca e nella maggior parte delle principali religioni del mondo, espressa nel concetto ricorrente che dovremmo avere ben chiare le conseguenze delle nostre azioni. ……
Se il governo vuole garantire un servizio sanitario orientato alla’assistenza, alla compassione e al rispetto, come tutti noi vogliamo per quelli che amiamo, allora deve prestare molta più attenzione all’importanza di dimostrare quelle stesse qualità nel trattamento del personale sanitario di prima linea.
Nel frattempo, il NHS è già nella fase di raccogliere ciò che il governo ha seminato nel minare le sue fondamenta di comune responsabilità, di reciprocità e di solidarietà sociale, rendendolo accessibile al perseguimento del profitto privato. Come diretta conseguenza, il Servizio Sanitario non è al sicuro nelle mani del governo e sembra probabile che non lo sia mai in futuro.
Iona Heath