A proposito delle polemiche sull'intasamento dei PS ospedalieri in Puglia
Recentemente in Puglia è stata aperta una polemica sul mancato filtro che l'assistenza territoriale non avrebbe operato, causando, secondo i soliti detrattori, l'intasamento dei Pronto Soccorso ospedalieri.
Sul sito SMI nazionale abbiamo già pubblicato il nostro Comunicato Stampa in proposito, voglio ora pubblicare in questo spazio il Comunicato Stampa del nostro Segretario Regionale dott.ssa Lampugnani.
L'argomento, a mio parere non è di interesse solo locale, ma generale, in quanto queste polemiche si ripetono periodicamente in tutta Italia, alimentando falsi luoghi comuni e fuorviando dalla realtà delle cose.
COMUNICATO STAMPA SINDACATO MEDICI ITALIANI
La contrapposizione, di cui si parla in questi giorni, tra Medici
territoriali e Medici ospedalieri è il dito che mostra la luna. La luna
è, invece, l’organizzazione del sistema di cure nel nostro Paese. Non ci
sarebbe stato certamente bisogno di Nostradamus per profetizzare
l’ingorgo delle strutture sanitarie che si è, puntualmente, verificato
nei giorni a ridosso delle festività natalizie. Ne sono prova i dati
disponibili per le postazioni di Pronto Soccorso, così come per quelle
di Continuità Assistenziale e di Emergenza Territoriale (meglio note
come Guardia Medica e “118”). Un po’ meno noto è, invece, l’iperafflusso
di pazienti verso gli ambulatori dei Medici di Famiglia, ma, anche in
questo caso, i numeri sono disponibili e, ancor di più dei numeri,
potrebbe valere la testimonianza dei tanti cittadini che hanno avuto
necessità di recarvisi.
Perché tutto ciò? Le ragioni sono molteplici, e proviamo a richiamarle brevemente:
1) una epidemia influenzale che nel periodo in esame raggiunge il suo picco di diffusione;
2) la rilevante incidenza di disturbi dell’apparato gastroenterico legati agli eccessi alimentari;
3) la insufficiente “copertura vaccinale” antiinfluenzale, causata da
una campagna minata alla base da notizie inutilmente allarmistiche circa
la sicurezza del vaccino disponibile;
4) la consolidata e, per
certi versi, incoercibile abitudine invalsa nella nostra cittadinanza di
ricorrere impropriamente alle cure mediche di urgenza in generale e del
Pronto Soccorso in particolare; ciò per una ingiustificata “emergenza
percepita” da un lato, e dall’altro per la possibilità di ottenere in
tempi rapidi esami di laboratorio e strumentali.
Fatte queste
considerazioni, i numeri parlano chiaro; soltanto nella sede di Guardia
Medica di Bari Centro sono state erogate nel mese di Dicembre 2012 oltre
150 prestazioni domiciliari, 300 ambulatoriali a fronte di oltre 700
consulenze telefoniche; oltre l’80% di queste prestazioni sono state
erogate dal 21 al 31 Dicembre. Queste cifre vanno moltiplicate per le
altre 7 sedi operanti nel territorio comunale di Bari.
Notevole
afflusso di utenti è stato registrato, come detto, negli studi di
Medicina Generale capillarmente presenti sul territorio. A scopo di
esempio, si è determinato presso il Centro Polifunzionale Territoriale
“Europa” sito nel Quartiere S.Paolo di Bari (struttura che ospita 10
Medici di Famiglia, supportati da servizi infermieristici, che assistono
oltre 15.000 cittadini), un numero di accessi giornalieri durante le 12
ore di apertura continuativa quotidiana, di oltre 500 presenze al
giorno. Analogo incremento ha riguardato il numero di visite domiciliari
richieste ed effettuate. Anche questi numeri devono essere moltiplicati
per tutte le strutture di Medicina di Famiglia esistenti in città.
Il servizio di Emergenza “118” è stato nello stesso periodo oberato di
richieste di prestazioni, improprie almeno per il 75%, secondo la
valutazione della Centrale Operativa.
Le somme sono presto fatte:
senza questa capillare, essenziale e spesso poco visibile attività
assistenziale, i tre Pronto Soccorso di Bari avrebbero registrato
criticità di gran lunga superiori a quelle che si sono verificate.
Il Sindacato Medici Italiani ritiene che, a fronte di sterili polemiche
tra operatori della Sanità a vario titolo impegnati nella assistenza ai
cittadini, sia indispensabile aumentare la dotazione di risorse
disponibili per potenziare, strutturare e coordinare le attività di
assistenza di primo livello (Medicina di Famiglia, Continuità
Assistenziale, “118”), in modo da offrire migliori standard qualitativi.
Non è secondario evidenziare come tali attività siano tuttora erogate a
costi particolarmente contenuti.
Anche i potenziamenti indicati
sarebbero possibili con impegni finanziari compatibili con la difficile
situazione economica del Paese.
D’altro canto, è ragionevole
ridimensionare in larga misura la rete assistenziale ospedaliera, senza
destinare una quota contenuta del risparmio conseguito alle Attività
Territoriali di primo livello?
Dott.ssa Anna Lampugnani
Segretario Regionale Sindacato Medici Italiani