COMUNICATO STAMPA
SANITÀ, SMI: I FATTI SPAZZANO VIA LE “CHIACCHIERE” PRETESTUOSE. ANNA
LAMPUGNANI, SMI: “IN PUGLIA I DATI SULLA GUARDIA MEDICA PARLANO CHIARO:
SOLO A BARI OLTRE 135 MILA INTERVENTI L’ANNO. ALTRO CHE SERVIZIO
DEFICITARIO”
PINA ONOTRI, SMI: “UN SERVIZIO DA POTENZIARE E VALORIZZARE, NON DA ROTTAMARE COME SI PENSA DI FARE IN TOSCANA”
Da
Bari nel corso di un partecipato convegno, tenutosi nei giorni scorsi e
organizzato dal Sindacato dei Medici Italiani-Smi (presenti l'assessore
al welfare del Comune, Ludovico Abbaticcho, il Direttore Generale
dell’Asl locale, Angelo Colasanto, il componente del coordinamento della
SISAC, Vincenzo Pomo), la responsabile nazionale continuità assistenziale dello Smi, Pina Onotri e la segretaria regionale, Anna Lampugnani hanno
attaccato chi nei mesi scorsi ha parlato di scarsi risultati per quanto
riguarda la guardia medica in Puglia e colto l’occasione per ribadire
la netta contrarietà ai progetti di rottamazione del servizio avanzati
da altre regioni, in prima linea la Toscana: «A chi dice che la guardia
medica non è necessaria, rispondiamo con i fatti e con il duro lavoro -
spiegano le due dirigenti dello Smi - i dati solo su Bari ci confermano
che gli interventi (chiamate telefoniche, visite domiciliari e non) in
un anno solo sono stati oltre 135mila. Un interfaccia reale con il
cittadino, nonostante le difficoltà in cui operano i medici del settore
dal punto vista normativo:: mancanza di tutele su malattia, ferie,
maternità e lavori notturni e usuranti. E anacronistiche incompatibilità
con altre attività; e strutturale: sedi spesso fatiscenti, senza
copertura telematica, mancanza di sicurezza. La situazione è così
complicata che in questi anni in Italia il numero degli addetti è sceso
da 15mila a 11mila».
«Non
ha senso che si continuino ad alimentare polemiche pretestuose, che poi
vengono smentite dai fatti –conclude Onotri - e di seguire modelli
fuorvianti come quello toscano che vanno nella direzione dell’h16,
delegando dalla mezzanotte il servizio al 118, che dovrebbe
esclusivamente preoccuparsi delle urgenze-emergenze. Bisogna cambiare
completamente prospettiva. Da questo riuscitissimo convegno a Bari
emerge una seria proposta: la continuità assistenziale è un servizio da
potenziare, non da ridimensionare. Si valorizzino i professionisti che
vi operano, si rinnovino (anche tecnologicamente) e si mettano in
sicurezza le strutture. Questo è uno dei cardini della futura
riorganizzazione delle cure primarie»
Roma, 18 febbraio 2013