Depenalizzata la colpa lieve del medico quando il caso si colloca "all'interno dell'area segnata da linee guida o da virtuose pratiche mediche, purché esse siano accreditate dalla comunità scientifica”. E' quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, in linea con quanto previsto dal decreto Balduzzi , in
una sentenza della IV sezione penale, depositata ieri, che si è pronunciata sul caso di un medico che, nel corso di un intervento di ernia discale, aveva leso dei vasi sanguigni causando un'emorragia che aveva portato al decesso del paziente.
E' già qualcosa, un piccolo passo verso la difesa dell'atto medico inteso come atto con finalità terapeutiche e che pertanto non dovrebbe mai avere risvolti penali, ma non tale da poter considerare in via di risoluzione il problema del tiro al bersaglio al medico.
COMUNICATO STAMPA
SANITÀ, SMI: BENE SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLA DEPENALIZZAZIONE DELLA COLPA LIEVE.ORA SERVE INTERVENTO LEGISLATIVO PIÙ AMPIO E ARTICOLATO. LE FORZE POLITICHE DIANO UNA RISPOSTA
SALVO
CALÌ, SEGRETARIO SMI:
“NON SI CHIEDE L’IMPUNITÀ, ATTENZIONE. CIÒ CHE SI
AUSPICA È CHE SI INTERROMPA LA SPIRALE PERVERSA DEL BOOM DELLE DENUNCE
SULL’ATTIVITÀ MEDICA E SI DEFINISCANO CHIARAMENTE I CONTORNI DELLE
RESPONSABILITÀ CIVILI E PENALI, NONCHÉ DEI PROTOCOLLI DI INTERVENTO E DI
BUONA PRATICA.
IL CITTADINO HA DIRITTO AL RISARCIMENTO E IN CASO DI
DOLO AD AVERE GIUSTIZIA CON LA CONDANNA DEL PROFESSIONISTA CHE HA
SBAGLIATO.
MA PER OTTENERE TUTTO CIÒ È NECESSARIA UNA LEGGE CHE PREVEDA
LA DEPENALIZZAZIONE DELL’ATTO MEDICO E IL POTENZIAMENTO DELLE CAMERE
ARBITRALI PER AVERE GIUDIZI RAPIDI E DI QUALITÀ A TUTELA DEL PAZIENTE E
DEGLI STESSI CAMICI BIANCHI”
Il
Sindacato dei Medici Italiani (Smi) valuta positivamente la notizia
sulla sentenza della Cassazione relativa alla depenalizzazione della
colpa lieve. Ora si attende di legge il dispositivo, ma lo Smi coglie
l’occasione per chiedere interventi strutturali su questa materia.
Per
Salvo Calì, segretario generale Smi, «la situazione in Italia è ai
livelli di guardia: è intollerabile che i medici subiscano, spesso,
denunce per ragioni estranee al loro operato. Si pensi ai molti problemi
organizzativi derivanti dal taglio dei posti letto o dalla chiusura di
diversi Pronto soccorso. Un professionista costretto a lavorare con il
paziente in barella, in un corridoio, a causa del sovraffollamento,
rischia più di altri di incorrere in errori, ed è, quindi, egli stesso
vittima della malasanità non solo il paziente. In questi anni abbiamo
assistito all'incremento del 24]]%]] delle denunce, ma, badate bene, il
98,1]]%]] dei procedimenti penali si conclude con l'archiviazione.
Eppure, l'unico a pagarne le conseguenze in termini di danno psicologico
ed economico è il medico».
«Al ministero guidato da Balduzzi
– continua il segretario Smi - proprio questa settimana, in un incontro
con l’Intersindacale, abbiamo proposto un intervento strutturale:
depenalizzare l'atto medico e auspicato il potenziamento delle camere
arbitrali con chiari criteri di qualità (con medici e avvocati) al fine
di ridurre il contenzioso, ora, forti anche della sentenza di ieri della
Cassazione, pur in attesa di leggere il dispositivo, facciamo un
ulteriore appello alla Politica: non si chiede l’impunità, attenzione,
ciò che si auspica è che si interrompa la spirale perversa del boom
delle denunce sull’attività medica e si definiscano chiaramente i
contorni delle responsabilità civili e penali, nonché dei protocolli di
intervento e di buona pratica. Il cittadino ha diritto al risarcimento
e, in caso di dolo, ad avere giustizia con la condanna del
professionista che ha sbagliato. Ma per ottenere tutto ciò è necessario
depenalizzare l’atto medico e potenziare le camere arbitrali per avere
giudizi rapidi e di qualità a tutela del paziente e dei camici bianchi. Non possiamo rimanere ostaggi delle assicurazioni e della medicina difensiva».
Roma, 1 febbraio 2012