sabato 19 gennaio 2013

Forlì: Esposto contro gli incentivi ai medici per prescrivere meno e contro la distribuzione diretta dei farmaci

Premessa: in diverse ASL italiane più volte sono state introdotti incentivi ai medici finalizzati al risparmio farmaceutico.
Queste operazioni hanno sempre fatto sollevare dubbi di legittimità in quanto considerate una indebita interferenza nelle scelte terapeutiche dei medici che potrebbero essere così indotti a scegliere non il farmaco migliore per il paziente, ma quello più economico. In definitiva quello che è stato definito in altre occasioni "comparaggio di stato", rispetto al quale siamo nettamente contrari.
Da questo punto di vista, la vicenda descritta nel seguente articolo del Resto del Carlino, non si discosta dallo schema, ciò che c'è di nuovo nella vicenda forlivese è il fatto che viene implementata la distribuzione diretta da parte delle farmacie ospedaliere, anche di farmaci non inseriti nelle liste DHT, mediande una modulistica inventata allo scopo.
Insomma una ricetta "rossa" parallela che percorre una filiera distributiva propria e indipendente, creando di fatto un mercato parallelo in concorrenza con quello ufficiale, distorcendone le regole a danno degli operatori della filiera distributiva principale, infatti non a caso l'inchiesta nasce da un esposto che ha però il grave difetto di essere anonimo.
 
MEDICI 'costretti' a prescrivere meno medicinali (e di quelli più economici) e meno esami per ottenere un incentivo da parte dell'Ausl di Forlì, a scapito della salute dei pazienti. Questo il senso dell'esposto inviato alla Procura di Forlì e ad altri soggetti quali il Tribunale del Malato e i Nas, i nuclei antisofisticazioni e sanità dei carabinieri. Nell'esposto, anonimo, si legge che si intende portare a conoscenza della Procura «un inquietante fenomeno che sta prendendo decisamente piede nel nostro territorio, a totale scapito della salute e dei diritti dei cittadini, e che in altre Procure, come quella di Belluno, è oggetto di apposita indagine». TEMA del documento è «la prassi', che ha ormai preso piede 'nelle Ausl e in particolare presso quella di Forlì, di erogare incentivi monetari (o premi in denaro) ai medici di famiglia (o di base) che 'prescrivono meno' e fanno risparmiare l'Ausl; il tutto al di fuori dell'apposita convenzione che a livello nazionale lega detti professionisti al Sistema sanitario nazionale». Chi scrive si chiede se «tutto ciò sia lecito, trattandosi in fin dei conti di professionisti svolgenti attività di pubblico ufficiale o di pubblica necessità, appositamente convenzionati con convenzione nazionale (in pratica una concessione governativa), che già disciplina i loro doveri e stabilisce la remunerazione del servizio prestato; dall'altro se questa mala prassi non finisca per influire negativamente sulla salute e sui diritti dei cittadini, condizionando il libero convincimento del medico, che dovrebbe prescrivere sempre in piena libertà, secondo scienza e coscienza». UNO dei problemi dell'azienda sanitaria di Forlì è quello di ridurre la spesa farmaceutica. C'è forse questo all'origine delle indicazioni fornite ai medici?

Che, in sostanza, in cambio di un bonus monetario sono spinti a contenere la prescrizione di medicinali ed esami. «Si tratta - continua l'esposto - di un palese disturbo alla serenità e libertà prescrittiva dei medici, che assume maggiore forza dal momento che la 'direttiva' proviene proprio dall'ente (l'Ausl) addetto al loro controllo e al loro stipendio. Questo meccanismo di incentivi 'fuori busta' l'Ausl non lo ha (né vuole) chiaramente manifestarlo e lo ha mascherato sotto l'uso, in malafede, delle parole. Lo ha indicato infatti con la rassicurante denominazione di 'Appropriatezza delle prescrizioni farmaceutiche': è come se i medici non fossero già in grado da soli di essere 'appropriati' nelle prescrizioni verso i loro pazienti, senza dover percepire quel bonus extra in denaro non previsto dalla convenzione nazionale». ANCORA: «Esistono premi monetari extra per la polizia, al di fuori del contratto nazionale, perché svolga correttamente il servizio di pubblica sicurezza che ha giurato di svolgere? O per i magistrati?». In conclusione «nessuno può essere stimolato con premi in denaro per fare ciò che la sua professionalità, il suo status (specialmente se di pubblico ufficiale o svolgente un servizio di pubblica necessità) e il suo contratto non lo Stato già prevede debba svolgere»



L'ESPOSTO contiene anche un secondo punto, nel quale l'azienda sanitaria viene accusata di «incentivare i medici a violare anche la convenzione nazionale farmaceutica, in particolare la legge 833 del 1978». A questo proposito Federfarma, assistita dall'avvocato Renato Cappelli ha presentato una causa civile nei confronti dell'azienda sanitaria di Forlì per 1 milione di euro (633mila a quella di Cesena). FEDERFARMA ha quantificato il danno che avrebbero subito le farmacie sue associate visto che l'Ausl, si legge nell'esposto,«ha ben pensato di prescrivere al medico di famiglia, per tutta una serie sempre più ampia di farmaci, di 'saltare' la prescrizione sulla ricetta rossa, cioè il modello nazionale regolamentato. Utilizzando un modulo 'bianco', alternativo e non normato, che non è una ricetta poiché se la farmacia ospedaliera e-o un altro centro di distribuzione diretta è chiuso come accade nei giorni pre-festivi, di notte e-o al di fuori dell'orario di ricevimento pubblico, i pazienti non possono servirsi di tale modulo per approvvigionarsi del farmaco». In sostanza i medici - sull'abbrivio delle indicazioni dell'azienda sanitaria - rilascerebbero ai pazienti non le ricette rosse ma le cosiddette ricette 'bianche', utilizzabili sono nella farmacia dell'ospedale. QUI i medicinali costano meno (il ticket non si paga) ma creano disagio per gli anziani che devono spostarsi e raggiungere necessariamente la farmacia del 'Morgagni-Pierantoni' a Vecchiazzano per acquistare le medicine. E gli orari non sono certo quelli di una normale farmacia.


Resto del Carlino