mercoledì 28 agosto 2013

DIRITTI SINDACALI DEI MMG, ACCOLTO IL RICORSO PRESENTATO A LECCE

COMUNICATO STAMPA

DIRITTI SINDACALI, IL TRIBUNALE DI LECCE ACCOGLIE IL RICORSO DELLO SMI CONTRO IL PROVVEDIMENTO DELL’ASL DI LECCE CHE MODIFICA IL MECCANISMO DELLE SOSTITUZIONI PER I MEDICI DI ASSISTENZA PRIMARIA

SALVO CALÌ, SEGRETARIO SMI: “UN ATTO DI GIUSTIZIA CONTRO L’ARROGANZA DELLE REGIONI CHE BUROCRATICAMENTE STANNO ELIMINANDO IL DIRITTO COSTITUZIONALE CHE PERMETTE LA TUTELA SINDACALE DEI PROFESSIONISTI SUI POSTI DI LAVORO NELLA SANITA' PUBBLICA CONVENZIONATA. SIAMO CERTI CHE LA LEGGE NON CONSENTIRÀ ULTERIORI ABUSI E FORZATURE CONTRO LA LIBERTÀ DEI MEDICI DI FARE SINDACATO”

Il Sindacato dei Medici Italiani-Smi ha presentato un ricorso al Tribunale (sezione Lavoro) di Lecce contro il provvedimento dell’Asl locale che recepisce una circolare della Conferenza delle Regioni e che prevede la modifica del meccanismo delle sostituzioni che permette ai medici di assistenza primaria la possibilità di "fare sindacato" (il medico di assistenza primaria avrebbe dovuto  pagare a proprie spese chi lo sostituisce per svolgere l’attività sindacale).

Salvo Calì, segretario generale Smi, ricorda che questa vicenda non è circoscritta solo alla Puglia, ma anche ad altre realtà e che «il rischio contagio è sempre più forte», e che «una situazione analoga, se non più grave (è stata estesa alle guardie mediche), è avvenuta anche in Emilia Romagna».  «Tutto nasce – aggiunge – da un’ordinanza del tribunale di Ostia su alcune irregolarità nella concessione delle sostituzioni della Fimmg nel Lazio, che, chiariamo, a scanso di equivoci, giustamente devono essere perseguite e stigmatizzate. È quello che abbiamo definito il "caso Milillo"».

«Una scelta, quella pugliese che segue quella emiliana – continua Calì - che tradisce lo spirito stesso della Convenzione, il principio fondante degli accordi pattizi tra sindacati e parte pubblica e che, nella sostanza, elimina la democrazia nel settore della sanità convenzionata pubblica. Si faccia pulizia con i “furbetti delle sostituzioni", ma non si metta in discussione la democrazia. Questa decisione in sede giudiziaria conferma la correttezza delle nostre motivazioni, è un atto di giustizia, contro l’arroganza delle regioni che burocraticamente stanno eliminando il diritto costituzionale che permette la tutela dei medici sui posti di lavoro. Siamo certi che la legge non consentirà ulteriori abusi e forzature contro la libertà dei camici bianchi di fare sindacato».

Roma, 28 agosto 2013


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