8 giugno 2012
La
crisi
della
sanità
pubblica,
stretta
tra
de-finanziamento,
spending
review,
conflitti
istituzionali,
commissariamento
dei
commissari
regionali
alla
Sanità,
fuga
della
Politica,
minaccia
di
cambiare
pelle
al
nostro
servizio
sanitario
pubblico
e
nazionale
che
rappresenta
un
valore
fondamentale
per
il
Paese.
Diminuisce
il
perimetro
di
intervento
pubblico,
si
riduce
il
numero
dei
presidi
sanitari
pubblici,
ma
aumentano
quelli
privati
puri
che
operano
al
di
fuori
del
Ssn,
cresce
il
ticket
a
carico
dei
cittadini
favorendo
il
trasferimento
di
risorse
economiche
nel
settore
privato,
sale
il
carico
fiscale
mentre
calano
quantità
e
qualità
dei
servizi
sanitari
erogati.
Un
sistema pubblico povero per i poveri è quello che si intravede in
prospettiva.
Anche
le risposte ai problemi quotidiani di medici e dirigenti sanitari
vengono travolte:
- la crisi dei Pronto Soccorso non è da considerare finita solo perché è scomparsa dalle prime pagine dei giornali;
- il contenzioso medico-legale non è diminuito solo perché le Aziende evitano di assicurarsi;
- i carichi di lavoro non sono diventati meno pesanti solo perché le Aziende, pur di risparmiare, negano i servizi;
- le dotazioni organiche continuano a ridursi sino a pregiudicare i servizi di assistenza;
- le proposte sul precariato, sulle cure primarie e sulla responsabilità professionale discusse presso il Ministero della Salute sono rimaste senza esito.
Il
medico
è
lasciato
sempre
più
solo
alle
prese
con
cittadini
arrabbiati
e
magistrati
che
gli
negano
ciò
che
rivendicano
per
se
stessi:
il
diritto
di
giudicare
in
serenità
richiama
il
diritto
di
curare
in
serenità.
Le
Regioni,
da
una
parte
continuano
a
permettere
che
l’Università
si
comporti
come
variabile
indipendente,
normativa
ed
economica,
condannando
l’intero
sistema
di
formazione
post-laurea
a
ristrettezze
di
numeri
e
di
percorsi
professionalizzanti,
con
pesanti
disagi
di
sede
per
medici
e
sanitari
in
formazione,
cartina
di
tornasole
della
sanità
che
qualcuno
ha
in
mente,
dall’altra
giocano
con
inaccettabile
spregiudicatezza
la
carta
della
riduzione
numerica
delle
strutture
complesse
e
semplici,
ospedaliere
e
territoriali,
con
il
forte
rischio
di
tagli
di
strutture
e
servizi
per
i
cittadini
dietro
l’alibi
di
discutibili
documenti
“tecnici”.
Né
sfugge
ad
alcuno
che
il
Ministro
non
ha
ancora
illustrato
alle
organizzazioni
sindacali
una
soluzione
strutturale
per
la
libera
professione
intramoenia
“allargata”
che
rimane
ancora
incerta,
nel
merito
e
nella
tempistica.
Mentre
Ministero
e
Regioni
animano
un
tavolo
tecnico
che
produce
a
getto
continuo
ipotesi
di
ridefinizione
delle
competenze
professionali
in
sanità,
senza
neanche
coinvolgere
i
sindacati
medici
e
della
dirigenza
sanitaria.
Le
organizzazioni
sindacali
dei
medici,
veterinari,
dirigenti
sanitari,
tecnici,
professionali
ed
amministrativi
dipendenti
e
convenzionati
con
il
Servizio
Sanitario
nazionale
e
della
ospedalità
privata
indicono
una
CONFERENZA
STAMPA
NAZIONALE
IL
20
GIUGNO
A
ROMA
in
preparazione
del
SANITA’
DAY
che
si
svolgerà
in
tutta
Italia
il
28
giugno
in
difesa
della
sanità
pubblica
e
di
professionisti
che
tutelino
la
salute
dei
cittadini
secondo
i
principi
dell’articolo
32
della
Costituzione
ed
i
codici
deontologici.
DIANAAO
ASSOMED
-
CIMO-ASMD
– AAROI-EMAC
– FP
CGIL
MEDICI
–
FVM
–
FASSID
– CISL
MEDICI
–
FESMED
– ANPO-ASCOTI-FIALS
MEDICI
-
SDS
SNABI
– AUPI
–
FP
CGIL
SPTA
-
SINAFO
–
FEDIR
SANITA’
– SIDIRSS
– FIMMG
– SUMAI
– SNAMI
– INTESA
SINDACALE
-
SMI
-
FIMP
– CIMOP
–
UGL
MEDICI - FEDERSPECIALIZZANDI
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