domenica 19 maggio 2013

FarmaSMI News nr.04/2013

 Contr’ordine: l’azitromicina non mette a rischio il cuore
Sul N° 2 di FarmaSMI era stata riportata una allarmante segnalazione, made in USA, che ha messo in moto nuove ricerche.
 
Uno studio osservazionale statunitense, svolto l’anno scorso, suggeriva che, l'uso di azitromicina, potesse legarsi a un rischio di morte per cause cardiovascolari da 2 a 3 volte superiore, rispetto al non uso di antibiotici o al trattamento con amoxicillina.
 
Questa segnalazione ha ovviamente molteplici implicazioni, dato che l’azitromicina è un macrolide di largo impiego nella cura delle infezioni respiratorie e sessuali, ed è considerato in genere privo di effetti collaterali di rilievo. Il Danish medical research council ha finanziato, quindi, un nuovo studio per rivalutare il problema. Sono state usante le banche dati di persone fra 18-64 anni, residenti in Danimarca, misurando i tassi di mortalità, durante e dopo 1,1 milioni di trattamenti con azitromicina, e i dati sono stati confrontati con i decessi osservati con un numero sovrapponibile di  “non uso di antibiotici”  o di terapia con  penicillina.
L'uso del macrolide si è associato a un aumento del rischio di morte, rispetto al non uso di antibiotici. Ma se confrontato con l’uso di penicillina, le prescrizione di azitromicina non si associava a nessun eccesso di mortalità. Il risultato suggerisce che sono le infezioni, che hanno indotto la cura, a determinare l’eccesso di mortalità cardiovascolare, e non l’azitromicina o la penicillina. Se il responsabile fosse stato davvero il macrolide, il suo uso avrebbe comportato una maggiore mortalità rispetto ai trattati con penicillina.
Le differenze tra i risultati danesi e quelli statunitensi si potrebbero spiegare con una migliore salute generale nella coorte danese, il cui tasso di mortalità cardiovascolare è molto più basso di quello americano, oppure al fatto che le coorti includevano un numero relativamente scarso di adulti anziani, per definizione più vulnerabili agli effetti cardiotossici.
Comunque, a fine percorso, condividiamo le conclusioni della FDA americana, che ha così commentato i risultati, apparentemente contrastanti, dei due studi:
 
“Nel 2011 più di 40 milioni di nordamericani hanno ricevuto una prescrizione di azitromicina, un ottavo della popolazione. Per questo le implicazioni dello studio danese sono rassicuranti: l’azitromicina può essere prescritta in ambulatorio senza temere un aumento del rischio di morte cardiovascolare in coeso di trattamento. Tuttavia l’eventualità di un decesso dovuto ad un anomalo prolungamento dell'intervallo QTc , secondario alla assunzione di macrolidi o fluorochinoloni , dovrebbe sempre essere tenuto presente, soprattutto nei pazienti con preesistenti fattori di rischio cardiovascolare o nei quali la prescrizione di un antibatterico  abbia benefici limitati rispetto ai potenziali rischi.”


 
Lo sospettavamo! L’utilizzo di FANS è associato anche ad un incremento del rischio di eventi cerebrovascolari
 
Dopo la segnalazione della stretta correlazione fra uso di FANS e aumento degli accidenti cardiovascolari (1), l’Institute de Cardiologie (APHP) francese  segnala che l’utilizzo di FANS è i associato anche a un aumentato rischio di ictus.
Lo studio ha analizzato la storia di 23728 pazienti, età media 67.2 ± 9.8 anni, noti per malattia aterotrombotica o con multipli fattori di rischio cardiovascolari, divisi in quattro coorti, relative all’utilizzo o meno di FANS, con o senza associazione con aspirina.
Lo studio ha concluso che nei pazienti con malattia aterosclerotica in fase di stabilità oppure con multipli fattori di rischio cardiovascolari, l’utilizzo di farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) è correlato ad un incremento del rischio di eventi cerebrovascolari. (2)