venerdì 7 giugno 2013

DIRITTI SINDACALI, IN EMILIA ROMAGNA A CAUSA DEL CASO MILILLO SI VA VERSO IL MODELLO BIELORUSSO

COMUNICATO STAMPA

SANITÀ, SMI: IN EMILIA-ROMAGNA I FRUTTI MARCI DELL’ORDINANZA DI OSTIA DOPO IL "CASO MILILLO". SI VOGLIONO SOSPENDERE I DIRITTI SINDACALI DEI MEDICI DI FAMIGLIA E DELLA GUARDIA MEDICA

SALVO CALÌ, SMI: “L’ITALIA COME LA BIELORUSSIA, ECCO LE CONSEGUENZE  DEL CASO MILILLO: SI VOGLIONO SOSPENDERE I DIRITTI SINDACALI DEI MEDICI DI MEDICINA GENERALE. LA DECISIONE DA PARTE DI UN AUTOREVOLE EX SINDACALISTA, ORA ASSESSORE, CARLO LUSENTI, CHE RECEPISCE UNA ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI OSTIA RIGUARDO LE IRREGOLARITÀ NELLA CONCESSIONE DELLE SOSTITUZIONI SINDACALI NEL LAZIO”

Dura reazione del segretario generale del Sindacato dei Medici Italiani (Smi), Salvo Calì, per la prospettata decisione della Regione Emilia Romagna di mettere in discussione il meccanismo delle sostituzioni che consente ai medici di medicina generale di poter esercitare la rappresentanza sindacale (di seguito il link per i precedenti comunicato sulla questione): «L’Italia come la Bielorussia, in Emilia Romagna si vogliono sospendere i diritti civili e costituzionali dei medici di medicina generale, che dovranno, da questo momento, pagare a proprie spese le sostituzioni per tutelare sindacalmente i propri colleghi».
«A produrre questo terremoto - sottolinea il segretario Smi -  con un comportamento, nei fatti, antisindacale, è  paradossalmente un ex autorevole sindacalista, ora assessore, Carlo Lusenti, che recepisce, estendendola alla guardia medica (?), un’ordinanza del tribunale di Ostia su alcune irregolarità nella concessione delle sostituzioni della Fimmg nel Lazio e del suo segretario Giacomo Milillo (che, chiariamo, a scanso di tutele di casta, giustamente devono essere perseguite e stigmatizzate). Questa è una delle prime e più evidenti conseguenze di quello che abbiamo definito il "caso Milillo" (LEGGI)».

«Una scelta, quella dell’assessorato emiliano – continua - che sancisce la fine “certificata” del ruolo forte della Politica, che, in questo caso, subisce in modo acritico le decisioni di un tribunale. Così di fatto si tradisce lo spirito stesso della Convenzione, il principio fondante degli accordi pattizi tra sindacati e parte pubblica e, nella sostanza, si elimina la democrazia nel settore della sanità convenzionata e, quindi, si comprimono i diritti civili dei medici. Si faccia pulizia con i “furbetti delle sostituzioni", ma non si metta in discussione la democrazia. Impugneremo questa decisione anche nelle sedi giudiziarie».

Roma, 7 giugno 2013