di Alessandro Chiari (SMI Emilia Romagna)
da: http://reporter.it/archives/16284
Con la legge 833 del 78 nasceva il Sistema Sanitario Nazionale che dando
corpo all’articolo 32 della costituzione (che tutela la salute come
fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e
garantisce cure gratuite agli indigenti) istituzionalizzava
l’assistenza sanitaria e realizzava pienamente lo stato sociale
assicurando un aiuto sanitario sul territorio. Con questa legge poi
sarebbero partite le USL, diventate poi Aziende, e l’emergenza- urgenza
che avrebbe assicurato i servizi sanitari essenziali quali la Guardia
Medica e l’Emergenza Territoriale (il 118) in maniera uniforme ed
omogenea. In questi anni di crisi il SSN è certamente tenuto alla prova
finale perché non è assolutamente facile tagliare servizi sanitari,
dove, comunque si agisca, si rischia di privare un qualcuno di un
qualche tipo di assistenza. Certamente esistono servizi che sono
senz’altro più essenziali di altri e che devono assolutamente rimanere
accessibili a tutti e efficienti e forse gratuiti anche, e soprattutto,
in tempi di crisi. Ma come succede in questi frangenti sembra sempre che
una qualche paradosso progettuale si impossessi del
legislatore (il Ministro Balduzzi), che invece di rimodellare,
razionalizzare ed ottimizzare le risorse, e magari a rinunciare ad
alcune offerte sanitarie meno essenziali, con questa specie di riforma
crea i presupposti per cannibalizzare quelle risorse assegnate proprio a
quei servizi basali insostituibili. Invece di aumentare la sorveglianza
e l’attenzione dove la sanità è realmente sensibile alla corruzione,
ovvero appalti e approvvigionamenti delle diverse risorse, vengono
sempre colpiti quei servizi essenziali che in fondo possono essere
perfettibili e migliorabili, ma che costituiscono l’essenziale
dell’assistenza e l’ossatura di tutto il resto del sistema sanitario.
Ed è così che il Sistema potrebbe iniziare a perdere quei i pezzi
essenziali e di primo livello assistenziale che potrebbero anche essere
svenduti e dati in gestione a terze parti e di fatto sottratti al
controllo pubblico con tutti i pericoli che queste soluzioni
comporterebbero. Il primo pezzo che potremmo perdere in questo modo
potrebbe essere la Continuità Assistenziale (l’ex guardia medica)
seguita a ruota da altri segmenti strutturali importanti. Pensiamo a
cosa potrebbe accadere ad altre strutture assistenziali (118 e medici di
famiglia in primis ma anche ai reparti ospedalieri) se, ad esempio, di
colpo, sparissero quelle centomila prestazioni annuali (dai consigli
telefonici alle visite ambulatoriali e domiciliari) che vengono erogate
nella nostra provincia da tale servizio, ma soprattutto a chi si
rivolgerebbe il cittadino se di colpo non fosse più disponibile una
risposta così considerevole ai suoi bisogni sanitari. E’ vero che a
volte sentiamo delle lamentele sui servizi di primo intervento, ma,
comunque, queste fanno parte del gioco e rappresentano quel frammento di
statistica negativa che ci si aspetta dall’erogazione di un servizio
critico quale quello dell’urgenza indifferibile. Ed è, paradossalmente,
proprio dai servizi essenziali che potrebbe proprio partire la
disgregazione e la liquidazione del Servizio Sanitario Nazionale.