Il sindacato maggioritario della Medicina Generale Italiana ha manifestato delle perplessità sul fatto che il nostro Sindacato abbia organizzato un Corso per Tutor in concorrenza con quello organizzato da loro e ad un costo sensibilmente più basso.
Quello che non è chiaro ai perplessi e preoccupati colleghi è che il nostro Sindacato non vende pacchetti formativi, ma offre servizi ai propri iscritti, infatti il corso e la relativa cifra richiesta (in pratica un rimborso spese) è un offerta riservata ai nostri iscritti, al contrario del loro che viene venduto a cifre diverse a iscritti e non iscritti.
Per cui i perplessi e preoccupati colleghi si tranquillizzino, non intendiamo far loro concorrenza, semplicemente crediamo che il sindacato debba essere prima di tutto un'organizzazione al servizio dei propri iscritti, dai quali già riscuote le quote di iscrizione, e che non debba trarre profitto dai servizi resi, al di fuori di qualsiasi logica di mercato.
Siti di riferimento
- Iscriversi allo SMI
- Offerta Polizza Responsabilità Professionale in Convenzione SMI
- InPiùBroker
- SMI Lazio
- SMI Nazionale
- Facebook Smi Lazio
- SMI Lazio Vacanze
- Compila certificato telematico
- Consulta Attestati di Malattia
- INPS Servizi Telematici
- Area riservata Regione Lazio
- ASL Roma B sito ufficiale
- Ricerca codici ICD
- Prontuario On Line
- BUR Lazio
- PubMed
Piazza Roma B
martedì 30 aprile 2013
Lazio. Smi su AmbMed: "Basta sperimentazioni. Riorganizzare assistenza territoriale"
Il sindacato dopo la fine della sperimentazione degli Ambulatori Med ha rilanciato la proposta di ambulatori di cure primarie in ambito distrettuale. "Necessario il potenziamento e la riorganizzazione dell’assistenza per il miglioramento dell’assistenza ai cittadini".
30 APR -
Lo scorso 23 aprile è finita la sperimentazione degli ambulatori dei
medicina generale in ospedale (Ambulatori Med). Lo Smi Lazio è stato
critico nei confronti di questa iniziativa ritenendo che la spesa
prevista potesse essere utilizzata per stabilizzare i medici precari o
assumere giovani medici e combattere la sottoccupazione. La
sperimentazione, per il sindacato, ha poi dimostrato che l'attività
degli ambulatori Med non ha inciso sul fenomeno del sovraffollamento dei
pronto soccorso, generato dal taglio dei posti letto e non solo
dall’accesso dei malati non gravi, i cosiddetti codici bianchi; resta
comunque il problema di non indirizzare agli ospedali i pazienti che non
hanno patologie acute o gravi.
"Partendo dall’esperienza dell’ambulatorio dei codici minori fatta al Policlinico Umberto e da una ricerca effettuata presso l’Ospedale S.Andrea, durante il Master di Medicina generale della Sapienza, si è visto che la maggior parte dei pazienti giunti al pronto soccorso con codici bianchi non si erano mai rivolti al medico di medicina generale", ha spiegato il sindacato in una nota.
Lo Smi Lazio, pertanto, ha rilanciato la proposta di ambulatori di cure primarie in ambito distrettuale; ambulatori che possano assistere adeguatamente tutta quella popolazione che necessita di controlli per patologie croniche e non acute. "Questa è un’ulteriore risposta da dare alla cittadinanza che, insieme alle Unità di Cure primarie dei medici di famiglia e alla continuità assistenziale (ex guardia medica), andrebbe a potenziare l’offerta sul territorio", si legge nella nota.
"Pertanto, utilizzando anche i medici finora impegnati negli Ambulatori Med, è necessario il potenziamento e la riorganizzazione dell’assistenza territoriale ed il completamento degli organici dei medici della continuità assistenziale - ha concluso lo Smi - questa è l’azione che ci aspettiamo dal nuovo governo regionale per il miglioramento dell’assistenza sanitaria ai cittadini del Lazio".
"Partendo dall’esperienza dell’ambulatorio dei codici minori fatta al Policlinico Umberto e da una ricerca effettuata presso l’Ospedale S.Andrea, durante il Master di Medicina generale della Sapienza, si è visto che la maggior parte dei pazienti giunti al pronto soccorso con codici bianchi non si erano mai rivolti al medico di medicina generale", ha spiegato il sindacato in una nota.
Lo Smi Lazio, pertanto, ha rilanciato la proposta di ambulatori di cure primarie in ambito distrettuale; ambulatori che possano assistere adeguatamente tutta quella popolazione che necessita di controlli per patologie croniche e non acute. "Questa è un’ulteriore risposta da dare alla cittadinanza che, insieme alle Unità di Cure primarie dei medici di famiglia e alla continuità assistenziale (ex guardia medica), andrebbe a potenziare l’offerta sul territorio", si legge nella nota.
"Pertanto, utilizzando anche i medici finora impegnati negli Ambulatori Med, è necessario il potenziamento e la riorganizzazione dell’assistenza territoriale ed il completamento degli organici dei medici della continuità assistenziale - ha concluso lo Smi - questa è l’azione che ci aspettiamo dal nuovo governo regionale per il miglioramento dell’assistenza sanitaria ai cittadini del Lazio".
Corsi per Tutor
Stante
le moltissime richieste di partecipazione che ci sono pervenute
abbiamo deciso, con uno sforzo organizzativo notevole,di fare 2 edizioni
del corso stesso.
i giorni 3 e 4 maggio dalle ore 8,30 -19 presso la sede Snamid di via Todi 60-Roma
i giorni 8 e 9 maggio dalle ore 8,30-19 presso la sede SMI di via Merulana 272- Roma
Per info smi_lazio@alice.it
3475352880 064826742
Specificare quale dei 2 corsi si vuole seguire
Si fa presente che il numero di posti è limitato per cui saranno
accettate le iscrizioni che arriveranno prima in ordine di tempo.
ATTESE NEI PRONTO SOCCORSO: l'Ordine Medici di Roma contro notizie infondate e denigratorie
Quì di seguito il comunicato dell’Ordine provinciale di Roma dei
Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri in merito alle attese dei pazienti con
codici gialli e verdi nei pronto soccorso della Capitale, attese che
recentemente un’associazione di consumatori ha denunciato come pretestuose e
finalizzate a far desistere questi stessi pazienti dal recarsi negli
ospedali.
Comunicato Stampa
Dopo
le accuse del CODICI di attese pretestuose nei pronto soccorso
L’ORDINE
DEI MEDICI DI ROMA: BASTA DENIGRAZIONI
“MINANO
LA SERENITÀ NEL LAVORO E LA FIDUCIA DEI PAZIENTI”
Lala:
“Non più tollerabili notizie infondate e dichiarazioni inutilmente
allarmistiche”
“Denigrare
la professione medica e diffondere, attraverso i media, valutazioni
tanto infondate quanto allarmistiche è inaccettabile per chi ogni
giorno svolge il proprio lavoro con abnegazione, nonostante
condizioni sempre più difficili. Ma getta anche discredito sulle
istituzioni da cui dipendono tanti ospedali e strutture sanitarie
pubbliche”. E’ amareggiato e preoccupato Roberto Lala,
presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi
e degli Odontoiatri; soprattutto è determinato a
difendere, in tutte le sedi, l’onorabilità della categoria e, al
contempo, impedire che sia propagata una pericolosa sfiducia nei
camici bianchi e nella Sanità nel suo complesso.
In
totale sintonia con il suo presidente, il Consiglio dell’Ordine,
nella sua ultima riunione, ha così deliberato di non far più
passare sotto silenzio le notizie non veritiere che periodicamente
ledono l’immagine di singoli professionisti o delle strutture in
cui operano. Da ultime, ad innescare la decisione di avviare da ora
in poi una controffensiva legale e di informazione sono state le
dichiarazioni del segretario nazionale dell’Associazione CODICI,
Ivano Giacomelli, riportate nei giorni scorsi in un’intervista
su un quotidiano della Capitale, con l’affermazione che “Nei
pronto soccorso troppo spesso fanno aspettare 7-8 ore i codici gialli
e verdi per disincentivare i cittadini ad andarci se non in casi
estremamente gravi”.
A
tale proposito, l’Ordine evidenzia che in realtà i dati regionali
dell’ASP (Agenzia di Sanità Pubblica) riferiti al Lazio
certificano un’attesa media dei pazienti con codice giallo di 27,7
minuti nel 2011 e di 28,8 minuti nei primi sei mesi del 2012; per i
pazienti con codice verde invece l’attesa è stata di 58 minuti nel
2011 e di 57,9 nell’anno scorso.
Pertanto,
l’Ufficio Legale dell’Ordine ha già presentato istanza di
rettifica ai sensi dell’art. 8 della legge 47/1948 per diffamazione
a mezzo stampa, atteso che l’affermazione del responsabile del
CODICI è fortemente lesiva della dignità e reputazione dei
medici operanti nei pronto soccorso romani, nonché contraria a
verità. Nel caso tale istanza non trovi riscontro, entro tre mesi si
procederà poi con querela alla Procura della Repubblica.
“Sia
ben chiaro: non è una difesa corporativa – chiarisce Lala -
perché ribadisco che, ove ci siano precise responsabilità o
eventuali colpe di nostri iscritti, l’Ordine non farà sconti o
coprirà chicchessia. Ma non sono più tollerabili accuse infondate o
generalizzazioni irresponsabili. Al lavoro dei medici serve serenità
e fiducia dei cittadini. Chiediamo quindi che anche le istituzioni
preposte alla Sanità si attivino per contrastare denigrazioni
inutili e dannose.”
Roma,
29 aprile 2013
SANITA', LO SMI COMINCIA UN CALENDARIO DI INCONTRI CON LE FORZE POLITICHE
SANITÀ, LO SMI COMINCIA UN CALENDARIO DI INCONTRI CON LE FORZE
POLITICHE CONTRO IL PRECARIATO E PER LA STABILIZZAZIONE DEI MEDICI DI
CONTINUITÀ ASSISTENZIALE NEI GIORNI SCORSI IL PRIMO INCONTRO CON
IL SENATORE VINCENZO D’ANNA
Una
delegazione del Sindacato dei Medici Italiani, composta dalla
responsabile Nazionale Continuità Assistenziale (ex guardia medica) Pina
Onotri e da quella della regione Campania, Rosa D’Agostino, ha
incontrato il senatore Vincenzo D’Anna e consegnato un documento con le
richieste dello Smi che si possono riassumere in 2 punti fondamentali:
la pubblicazione delle zone carenti di guardia medica a tutto il 2012 e
la stabilizzazione dei precari in tutta Italia.
Alla
fine del confronto le due dirigenti dello Smi, hanno espresso
soddisfazione: «Un dialogo proficuo, il senatore ha garantito di seguire
la questione e di aver preso in seria considerazione le proposte
avanzate dallo Smi. Il suo primo intervento sarà una question time
sull'argomento. Gli spunti di analisi dello Smi verranno portati
all’attenzione dei componenti della Commissione Igiene e Sanità del
Senato.
Lo
Smi ha chiesto, tra l'altro, che si obblighino le Regioni inadempienti a
pubblicare tutte le zone carenti prima del 2012 con le disposizioni
vigenti negli anni di riferimento, nonché che le stesse individuino e
pubblichino le aree disagiate. In particolare, che la Regione Campania
sia obbligata all’applicazione delle sentenze del TAR con conseguente
assunzione di 192 medici, a garanzia dei livelli essenziali di
assistenza per i cittadini e a tutela dei livelli occupazionali dei
medici precari, che da 20 anni sono ancora in attesa di prima
occupazione. Non solo: lo stato italiano deve finalmente riconoscere ai
medici che da anni lavorano come precari nei servizi di continuità
assistenziale “la formazione complementare qualitativamente equivalente”
a quella derivante dalla formazione specifica in medicina generale
(secondo la direttiva CEE 2005/36), questo risolverebbe il cronico
problema di carenze di guardie mediche in regioni come Sardegna, Veneto,
Lombardia».
«Gli
incontri – conclude Pina Onotri – continueranno nei prossimi mesi,
intanto un primo appuntamento è la manifestazione del 9 maggio dei
medici del settore, in Campania, per l’effettiva pubblicazione delle
zone carenti, dopo la positiva sentenza del Tribunale contro la Regione
su ricorso dello Smi. Invitiamo i colleghi a partecipare numerosi».
sabato 27 aprile 2013
Formazione, Sindacato e Potere.
E' riportato sul sito FIMMG Lazio che è in atto una vertenza legale
del sindacato contro la regione Lazio per l'omesso stanziamento di 32
milioni di euro per la Formazione della medicina generale ed il
finanziamento del CEFORMEG.
Ciò in un momento in cui il nuovo governatore sta ripensando al Centro di formazione regionale e alle sue funzioni. Noi non possiamo altro che plaudire a questa iniziativa per quel che il centro rappresenta e ha rappresentato.
In un momento come questo, con contratti bloccati, disoccupazione e sottooccupazione della categoria , portare avanti una battaglia che serve per ottenere riconoscimenti economici per i soliti vertici sindacali, che sono di fatto anche i vertici delle commissioni CEFORMEG, ci sembra poco etico e di nessun significato per la categoria tutta.
Se ci sono fondi questi andrebbero usati per rifinanziare un nuovo accordo integrativo regionale.
Basta accordi a costo zero.
Pubblichiamo la lettera aperta della dr. Patrizi a tutti i colleghi.
Ciò in un momento in cui il nuovo governatore sta ripensando al Centro di formazione regionale e alle sue funzioni. Noi non possiamo altro che plaudire a questa iniziativa per quel che il centro rappresenta e ha rappresentato.
In un momento come questo, con contratti bloccati, disoccupazione e sottooccupazione della categoria , portare avanti una battaglia che serve per ottenere riconoscimenti economici per i soliti vertici sindacali, che sono di fatto anche i vertici delle commissioni CEFORMEG, ci sembra poco etico e di nessun significato per la categoria tutta.
Se ci sono fondi questi andrebbero usati per rifinanziare un nuovo accordo integrativo regionale.
Basta accordi a costo zero.
Pubblichiamo la lettera aperta della dr. Patrizi a tutti i colleghi.
FORMAZIONE, SINDACATO E POTERE
Come in questi mesi il sindacato cosiddetto più rappresentativo
della medicina generale ha fatto causa, perdendola, per garantire
rimborsi sindacali ai suoi massimi dirigenti, così adesso che il
castelletto del potere regionale, costruito sulla formazione dei medici
di medicina generale e utilizzato da anni a mero serbatoio di danari
pubblici e cassetta sindacale per manipolare i neo iscritti al corso
regionale di formazione, senza invece dare segnali di condivisione con
tutte le rappresentanze della categoria né tanto meno garanzia di
qualità della formazione erogata , che, a detta degli stessi giovani
colleghi, e degli oltre 4000 MMG, dimostra lacune, evidenti carenze e
forti spinte all' inquadramento sindacale, che nulla ha a che fare con
la formazione, ebbene proprio adesso, lo stesso sindacato regionale
parte a rivendicare diritti e danari pubblici su un articolo dell AIR
che noi contestammo aspramente, proprio perché pensato per dare poltrone
e soldi pubblici sottratti al monte salariale della medicina generale.
Inammissibili quote mensili di migliaia di euro/mese per il direttore
del Centro e tutti i componenti delle commissioni, con una spartizione
di cariche che vengono difese con i denti e adesso con i ricorsi al TAR,
così come veniva garantita la insindacabilità della gestione economica
delle migliaia di € erogate a quel Centro, affidandola ad "un
commercialista di fiducia" del suo Direttore.
Siamo stanchi di un sistema sindacale di gestione regionale e
nazionale delle questioni contrattuali che devono invece essere
improntate a lealtà, trasparenza e pubblica utilità .
La formazione é un bene prezioso che deve vedere il concorso delle menti migliori , più preparate oneste e impegnate a garanzia di progresso per tutti i colleghi e quindi per il ssn e regionale stesso .
La formazione é un bene prezioso che deve vedere il concorso delle menti migliori , più preparate oneste e impegnate a garanzia di progresso per tutti i colleghi e quindi per il ssn e regionale stesso .
In questi anni e ancora in questi giorni l unica preoccupazione degli
attuali gestori del centro regionale di formazione sembra essere solo
garantirsi la sopravvivenza di un giocattolo finalizzato a gestire
potere e soldi, non a garantire qualità e formazione.
A queste condizioni e con i pessimi risultati conseguiti, quel Centro non ci interessa.
Occorre lavorare tutti su un percorso di formazione della medicina generale che, a partire dal triennio , sia garanzia di qualità, spessore professionale, preparazione clinica e gestionale delle cure primarie e del territorio e non interessi personali e di carriera di chi si ë insediato in quelle poltrone .
Occorre lavorare tutti su un percorso di formazione della medicina generale che, a partire dal triennio , sia garanzia di qualità, spessore professionale, preparazione clinica e gestionale delle cure primarie e del territorio e non interessi personali e di carriera di chi si ë insediato in quelle poltrone .
Difficile, poi , anche realizzare percorsi formativi validi e
attraenti per le stesse aziende sanitarie,e per i colleghi , che tanto
necessitano di aggiornarsi e formarsi , quando evidentemente é il
livello di qualità intrinseca di quel Centro che, evidentemente, non ha
consentito né la condivisione regionale e delle aziende nè il
gradimento dei colleghi ai quali la formazione é destinata e con i quali
é necessario pensarla idearla e strutturarla.
Rivendicare soldi mal gestiti, non finalizzati, non condivisi , non verificati né valutati dai diretti interessati , ossia i medici di medicina generale, quando i colleghi non hanno visto un solo euro di quella copiosa parte del proprio monte salariale contrattuale, bè ci sembra veramente di cattivo gusto.
Rivendicare soldi mal gestiti, non finalizzati, non condivisi , non verificati né valutati dai diretti interessati , ossia i medici di medicina generale, quando i colleghi non hanno visto un solo euro di quella copiosa parte del proprio monte salariale contrattuale, bè ci sembra veramente di cattivo gusto.
Purtroppo i nodi della cattiva gestione, delle incapacità e
soprattutto della volontà di egemonizzare laddove forse si pensava ci
fosse possibilità di governare fondi e consensi , ebbene , vengono al
pettine.
Proprio adesso che si fa più stringente la necessità non più
prorogabile di garantire ai colleghi della medicina generale (
assistenza primaria, continuità assistenziale, medicina dei sevizi ed
emergenza ) una preparazione forte, contestualizzata, aggiornata
costantemente e forte dei moderni sistemi di ricerca delle evidenze
scientifiche e delle fonti attendibili di letteratura, non si può
lasciare inutilizzate risorse importanti , destinate a tutti i colleghi.
Né si può bussare cassa, a nome di interessi così importanti e
vitali, per chiedere la corresponsione di emolumenti personali e di
tutti i componenti di quel Centro, che, deve ancora dimostrare di avere
iniziato a lavorare per i medici di medicina generale del Lazio.
Cristina patrizi
venerdì 26 aprile 2013
NUOVE REGOLE PER I CERTIFICATI SPORTIVI
IL MINISTRO BALDUZZI FIRMA DECRETO SU CERTIFICATI SPORTIVI E DEFIBRILLATORI
Comunicato Ministero della Salute del 26/04/2013 n°99
Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, di concerto con il Ministro per lo Sport, Piero Gnudi, ha firmato il decreto ministeriale "Disciplina della certificazione dell'attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri salvavita". L'adozione del decreto era prevista dal'articolo 7 comma 11 del decreto Salute e sviluppo del 2012. Il testo raccoglie le indicazioni del gruppo di lavoro istituito dal Ministro Balduzzi nel febbraio scorso e del corrispondente gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità.
CERTIFICATI PER L'ATTIVITÀ SPORTIVA AMATORIALE
I soggetti non tesserati alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate, agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, che praticano attività amatoriale (ovvero non regolamentata da organismi sportivi e non occasionale) devono sottoporsi a controlli medici periodici secondo indicazioni precise:
- gli uomini fino a 55 anni e le donne fino ai 65, senza evidenti patologie e fattori di rischio, potranno essere visitati da un qualunque medico abilitato alla professione e il certificato avrà valenza biennale;
- I soggetti che riportano almeno due delle seguenti condizioni (età superiore ai 55 anni per gli uomini e ai 65 per le donne, ipertensione arteriosa, elevata pressione arteriosa differenziale nell'anziano, l'essere fumatori, ipercolesteloremia, ipertrigliceridemia, glicemia alterata a digiuno o ridotta tolleranza ai carboidrati o diabete di tipo II compensato, obesità addominale, familiarità per patologie cardiovascolari, altri fattori di rischio a giudizio del medico) dovranno essere visitati necessariamente da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport, che dovranno effettuale un elettrocardiogramma a riposo e eventualmente altri esami necessario secondo il giudizio clinico. Il certificato dovrà essere rinnovato ogni anno;
- I soggetti con patologie croniche conclamate diagnosticate dovranno ricorrere a un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta, un medico dello sport o allo specialista di branca, che effettuerà esami e consulenze specifiche e rilascerà a proprio giudizio un certificato annuale o a valenza anche inferiore all'anno.
Il certificato andrà esibito all'atto di iscrizione o di avvio delle attività all'incaricato della struttura o del luogo dove si svolge l'attività.
Non sono tenuti all'obbligo della certificazione le persone che svolgono attività amatoriale occasionale o saltuario, chi la svolge in forma autonoma e al di fuori di contesti organizzati, i praticanti di alcune attività con ridotto impegno cardiovascolare, come le bocce (escluse le bocce in volo), biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro, ginnastica per anziani, "gruppi cammino", e chi pratica attività ricreative come ballo o giochi da tavolo. A tutte queste persone è comunque raccomandato un controllo medico prima dell'avvio dell'attività.
CERTIFICATI PER L'ATTIVITÀ SPORTIVA NON AGONISTICA
Gli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dalle scuole nell'ambito delle attività parascolastiche, i partecipanti ai giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale e le persone che svolgono attività organizzate dal Coni o da società affiliate alle Federazioni o agli Enti di promozione sportiva che non siano considerati atleti agonisti devono sottoporsi a un controllo medico annuale effettuato da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport. La visita dovrà prevedere la misurazione della pressione arteriosa e un elettrocardiogramma a riposo.
Regole più stringenti sono previste per chi partecipa ad attività ad elevato impegno cardiovascolare come manifestazioni podistiche oltre i 20 km o le gran fondo di ciclismo, nuoto o sci: in questo caso verranno effettuati accertamenti supplementari.
OBBLIGO DI PRESENZA DEI DEFIBRILLATORI
Le società sportive dilettantistiche e quelle sportive professionistiche dovranno dotarsi di defibrillatori semiautomatici. Sono escluse le società dilettantistiche che svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio. Le società dilettantistiche hanno 30 mesi di tempo per adeguarsi, quelle professionistiche 6. Gli oneri sono a carico delle società, ma queste possono associarsi se operano nello stesso impianto sportivo, oppure possono accordarsi con i gestori degli impianti perché siano questi a farsene carico.
Il decreto ministeriale contiene linee guida dettagliate sulla dotazione e l'utilizzo dei defibrillatori. Dovrà essere presente personale formato e pronto a intervenire e il defibrillatore deve essere facilmente accessibile, adeguatamente segnalato e sempre perfettamente funzionante. I corsi di formazione sono effettuati dai Centri di formazione accreditati dalle singole Regioni.
CAMPAGNA EDUCATIVA PER LO SPORT IN SICUREZZA
Il decreto prevede anche una attenzione educativa sul tema: i Ministeri della Salute e dello Sport e il Coni promuoveranno annualmente una campagna di comunicazione sullo sport in sicurezza, alla quale potranno collaborare anche le società scientifiche di settore.
Comunicato Ministero della Salute del 26/04/2013 n°99
Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, di concerto con il Ministro per lo Sport, Piero Gnudi, ha firmato il decreto ministeriale "Disciplina della certificazione dell'attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri salvavita". L'adozione del decreto era prevista dal'articolo 7 comma 11 del decreto Salute e sviluppo del 2012. Il testo raccoglie le indicazioni del gruppo di lavoro istituito dal Ministro Balduzzi nel febbraio scorso e del corrispondente gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità.
CERTIFICATI PER L'ATTIVITÀ SPORTIVA AMATORIALE
I soggetti non tesserati alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate, agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, che praticano attività amatoriale (ovvero non regolamentata da organismi sportivi e non occasionale) devono sottoporsi a controlli medici periodici secondo indicazioni precise:
- gli uomini fino a 55 anni e le donne fino ai 65, senza evidenti patologie e fattori di rischio, potranno essere visitati da un qualunque medico abilitato alla professione e il certificato avrà valenza biennale;
- I soggetti che riportano almeno due delle seguenti condizioni (età superiore ai 55 anni per gli uomini e ai 65 per le donne, ipertensione arteriosa, elevata pressione arteriosa differenziale nell'anziano, l'essere fumatori, ipercolesteloremia, ipertrigliceridemia, glicemia alterata a digiuno o ridotta tolleranza ai carboidrati o diabete di tipo II compensato, obesità addominale, familiarità per patologie cardiovascolari, altri fattori di rischio a giudizio del medico) dovranno essere visitati necessariamente da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport, che dovranno effettuale un elettrocardiogramma a riposo e eventualmente altri esami necessario secondo il giudizio clinico. Il certificato dovrà essere rinnovato ogni anno;
- I soggetti con patologie croniche conclamate diagnosticate dovranno ricorrere a un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta, un medico dello sport o allo specialista di branca, che effettuerà esami e consulenze specifiche e rilascerà a proprio giudizio un certificato annuale o a valenza anche inferiore all'anno.
Il certificato andrà esibito all'atto di iscrizione o di avvio delle attività all'incaricato della struttura o del luogo dove si svolge l'attività.
Non sono tenuti all'obbligo della certificazione le persone che svolgono attività amatoriale occasionale o saltuario, chi la svolge in forma autonoma e al di fuori di contesti organizzati, i praticanti di alcune attività con ridotto impegno cardiovascolare, come le bocce (escluse le bocce in volo), biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro, ginnastica per anziani, "gruppi cammino", e chi pratica attività ricreative come ballo o giochi da tavolo. A tutte queste persone è comunque raccomandato un controllo medico prima dell'avvio dell'attività.
CERTIFICATI PER L'ATTIVITÀ SPORTIVA NON AGONISTICA
Gli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dalle scuole nell'ambito delle attività parascolastiche, i partecipanti ai giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale e le persone che svolgono attività organizzate dal Coni o da società affiliate alle Federazioni o agli Enti di promozione sportiva che non siano considerati atleti agonisti devono sottoporsi a un controllo medico annuale effettuato da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport. La visita dovrà prevedere la misurazione della pressione arteriosa e un elettrocardiogramma a riposo.
Regole più stringenti sono previste per chi partecipa ad attività ad elevato impegno cardiovascolare come manifestazioni podistiche oltre i 20 km o le gran fondo di ciclismo, nuoto o sci: in questo caso verranno effettuati accertamenti supplementari.
OBBLIGO DI PRESENZA DEI DEFIBRILLATORI
Le società sportive dilettantistiche e quelle sportive professionistiche dovranno dotarsi di defibrillatori semiautomatici. Sono escluse le società dilettantistiche che svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio. Le società dilettantistiche hanno 30 mesi di tempo per adeguarsi, quelle professionistiche 6. Gli oneri sono a carico delle società, ma queste possono associarsi se operano nello stesso impianto sportivo, oppure possono accordarsi con i gestori degli impianti perché siano questi a farsene carico.
Il decreto ministeriale contiene linee guida dettagliate sulla dotazione e l'utilizzo dei defibrillatori. Dovrà essere presente personale formato e pronto a intervenire e il defibrillatore deve essere facilmente accessibile, adeguatamente segnalato e sempre perfettamente funzionante. I corsi di formazione sono effettuati dai Centri di formazione accreditati dalle singole Regioni.
CAMPAGNA EDUCATIVA PER LO SPORT IN SICUREZZA
Il decreto prevede anche una attenzione educativa sul tema: i Ministeri della Salute e dello Sport e il Coni promuoveranno annualmente una campagna di comunicazione sullo sport in sicurezza, alla quale potranno collaborare anche le società scientifiche di settore.
Corsi per Tutor
I giorni 8 e 9 maggio, dalle ore 8,30 alle ore 19,30 in via MERULANA 272
è organizzato un corso di formazione per l'abilitazione alle funzioni di tutor
per il corso triennale di M.G.
Il corso è riservato agli iscritti SMI e agli associati SIAMEG a cui è richiesto un minimo contributo di iscrizione di e. 100.
Corsi similari, organizzati da altre associazioni, hanno un costo molto elevato in quanto per la funzione di tutor è previsto un corrispettivo economico , nonchè un punteggio ECM di 1 punto per ogni settimana di attività svolta.
Per l’iscrizione all’albo l'indicazione di eventuali corsi di formazione è prevista sia per i nuovi aspiranti che per i colleghi, già tutor, che devono essere riconfermati.
Si rimanda , ad
ogni buon fine, il BUR della Regione Lazio
Per ulteriori informazioni ed iscrizioni:
smi_lazio@alice.it
tel 064826742 3475352880.
Il corso è riservato agli iscritti SMI e agli associati SIAMEG a cui è richiesto un minimo contributo di iscrizione di e. 100.
Corsi similari, organizzati da altre associazioni, hanno un costo molto elevato in quanto per la funzione di tutor è previsto un corrispettivo economico , nonchè un punteggio ECM di 1 punto per ogni settimana di attività svolta.
Per l’iscrizione all’albo l'indicazione di eventuali corsi di formazione è prevista sia per i nuovi aspiranti che per i colleghi, già tutor, che devono essere riconfermati.
I corsi indicati devono essere suffragati da una copia in carta
semplice dell'attestato.
Solo per i nuovi aspiranti deve essere allegato anche il
curriculum vitae
Per tutti deve essere allegata la copia NON autenticata di un
documento d'identità valido
Per ulteriori informazioni ed iscrizioni:
smi_lazio@alice.it
tel 064826742 3475352880.
L'ARES e le graduatorie.... qualcosa non torna
L'Azienda
ARES 118 Lazio, non smette di sorprenderci, è quanto affermano il
segretario regionale SMI Gian Marco Polselli e la responsabile
nazionale SMI 118 dirigenza medica Francesca Perri.
L'azienda infatti,
in cronica carenza di organico, oltre ad aver bandito una gara
d'appalto per l'esternalizzazione di parte del 118 a privati (appalto
contro cui lo SMI ha fatto ricorso al TAR), senza che la nuova giunta
regionale fosse informata, proprio in questi giorni ha tentato
un'altra strada per la ricerca di medici. Ha infatti pubblicato un
bando per attingere medici, cui affidare un incarico annuale, dalla
Graduatoria Regionale dell'Emergenza territoriale che fa capo alla
Medicina Generale, cioè all'area convenzionata.
Peccato però che
nel Lazio tale graduatoria non esista, perché il 118 nel Lazio è
svolto con il contratto della dirigenza medica (medici ospedalieri) e
non della medicina convenzionata; si tratta quindi di die contratti
diversi, le cui deroghe e/o modifiche devono necessariamente passare
attraverso una autorizzazione Regionale e una concertazione
sindacale.
Questo tentativo era
già stato fatto nel maggio 2010 e, grazie all'azione tempestiva dei
organizzazioni sindacali mediche, era stato bloccato perché si
tratta di uno dei modi di sottopagare il personale in servizio.
Ma evidentemente
questo non è bastato, infatti a distanza di 3 anni l'Azienda ci
riprova, ancora una volta senza aver consultato i sindacati della
dirigenza nè ci risulta che la Regione abbia dato mandato
all'Azienda in tale direzione.
Del resto, poiché
esiste una carenza reale di organico, perché non si utilizzano per
l'assunzione gli strumenti esistenti e cioè le graduatorie tuttora
vigenti di chi ha espletato un concorso pubblico? Ci viene risposto
che la Regione non autorizza e allora la domanda epocale è: esiste
invece una autorizzazione all'assunzione addirittura da un'altra area
medica e da un contratto che si rifà alla Medicina Generale? C'è
qualcosa che non torna.
mercoledì 24 aprile 2013
SMI: RESPINGERE L'ATTACCO AI DIRITTI SINDACALI. NO AI "FURBETTI" DELLE SOSTITUZIONI
COMUNICATO STAMPA
SANITÀ, SMI:
GIÙ LE MANI DAI DIRITTI SINDACALI. SISAC E REGIONI, CON LA GRAVE
RESPONSABILITÀ DELLA FIMMG, METTONO IN DISCUSSIONE LA RAPPRESENTATIVITÀ E
LA DIFESA DELLE GARANZIE DEI MEDICI
SALVO CALÌ,
SEGRETERIO SMI: ”BASTA CON I FURBETTI DELLE SOSTITUZIONI SINDACALI E
GLI ‘ABUSI’. NO PERÒ ALL’ATTACCO ANTI DEMOCRATICO DI SISAC E REGIONI
AI DIRITTI E ALLE TUTELE DEI MEDICI”
LO SMI
IMPUGNA IN TUTTE LE REGIONI IL PROVVEDIMENTO DELLA SISAC CHE PREVEDE IL
PAGAMENTO DEL SOSTITUTO A CARICO DEL MEDICO CHE FA SINDACATO
A pochi
giorni dalle polemiche sorte per l’invio della circolare della Sisac che
prevede una radicale e penalizzante modifica delle relazioni sindacali
e, in concreto, del meccanismo delle sostituzioni per i medici di
famiglia, Salvo Calì, segretario nazionale del Sindacato dei Medici
Italiani (Smi), contesta duramente la decisione della controparte
pubblica, con il fattivo sostegno delle Regioni e censura «coloro che,
con grande faccia tosta, si ergono adesso a paladini dei diritti
sindacali e che, invece, sono i primi responsabili di questo attacco»,
cioè il sindacato maggioritario della medicina di famiglia, la Fimmg,
causa principale di questa situazione: «I
“furbetti” delle sostituzioni sindacali con i loro “abusi” –
sottolinea - stanno permettendo alle Regioni e, quindi, alla Sisac di
demolire le relazioni sindacali della medicina convenzionata e negare,
così, i diritti dei medici di famiglia. I fatti si leggono con
chiarezza in un’ordinanza del Tribunale di Roma che ha respinto un
ricorso della Fimmg contro la Ausl RM-D che aveva, giustamente
(aggiungiamo noi), contestato le troppe ore di sostituzione sindacale
richieste addirittura dal segretario nazionale, dott. Giacomo Milillo,
in relazione ai suoi assistiti. In sintesi: sono stati richiesti
rimborsi in relazione alle ore di sostituzione assegnate dalla
organizzazione sindacale e non in relazione alle ore di sostituzione in
effetti prestate dal sostituto. Un “abuso” ? Per l’Asl sì e per il
Tribunale, pure. Ordinanza che, oltretutto, stranamente, non è stata
impugnata dal diretto interessato».
Per lo Smi
questa vicenda aumenta la sfiducia rispetto ai “camici bianchi”,
indebolendo così ulteriormente la categoria: «In un clima di grave
diffidenza nei confronti dei medici, ma anche dei sindacati (e del
sistema ordinistico) – aggiunge il segretario nazionale - qualcuno ha
pensato bene di scrivere un’ulteriore pagina di malcostume, tipica di
una “casta” lontana dalla realtà e incapace di dare esempi virtuosi. Un
altro episodio che va di pari passo con la controversa pratica delle
sponsorizzazioni di prodotti commerciali, vedi la campagna di qualche
mese fa (sempre della Fimmg) sulle crociere e le acque minerali (ma
anche di qualche anno fa delle uova e i pediatri) e con l’ingombrante
conflitto di interessi tra cariche ordinistiche e previdenziali: o si è
segretari di un sindacato o si è presidenti di ordini. Stesso discorso
vale per l’Enpam. Rimane ancora, aperta in tal senso, la grave vicenda
del presidente della Fnomceo, dell’Ordine di Torino e senatore, Amedeo
Bianco, di cui ancora attendiamo le dimissioni dai ruoli ordinistici».
«I medici -
conclude Calì - devono alzare la testa e dire no a tutto ciò. La
maggior parte della categoria lavora in condizioni precarie e
difficili, con il blocco dei contratti e delle convenzioni, oberata di
compiti impropri e spesso al centro delle polemiche come capri espiatori
di una malasanità causata dalla perniciosa ingerenza dei partiti nella
gestione del Ssn. In più ora dobbiamo subire l’onta della demolizione
dei nostri diritti, a causa di alcuni, pochi (uno o più?), ma ai
massimi livelli della Fimmg, che hanno preteso più di quanto gli
spettasse con le sostituzioni e i relativi rimborsi. Come Smi abbiamo
impugnato la circolare della Sisac, ma il danno fatto è enorme».
martedì 23 aprile 2013
Indicazioni RX.
E' capitato spesso che Gabinetti Radiologici convenzionati chiedano ai colleghi di rifare le ricette dividendo le prestazioni su più impegnative, e siccome l'argomento è di interesse generale vi riporto di seguito uno scambio di mail su questo argomento fra alcuni colleghi di zona.
Ho cercato tramite google la circolare dell'ASP Lazio di cui R. ci aveva girato la scannerizzazione parziale che le avevano inviato. Ve la allego.
Il fatto che la scannerizzazione mostrasse solo parte non solo dell'intera circolare, ma anche della stessa pagina scannerizzata devo confessare che mi puzzava un po', e leggendo l'intera circolare devo dire che l'odore si è fatto ancora più penetrante per varie ragioni:
La risposta a mio avviso sta nel nomenclatore tariffario (vi allego pure quello).
Per essere chiari facciamo proprio l'esempio della radiografia del rachide nella sua interezza.
Tutti noi ci siamo spesso visti rifiutare le richieste di "Rx rachide in toto" e ci veniva richiesto di scrivere sulla richiesta "RX rachide cervicale, Rx rachide dorsale, Rx rachide lombosacrale", adesso invece ci chiedono di spezzare i 3 tratti in 2 ricette distinte.
Il motivo è sempre lo stesso: moltiplicare il numero delle prestazioni rimborsabili.
Infatti il nomenclatore tariffario indica così tali prestazioni:
Per singoli tratti:
Ora i controlli FORMALI indicati dalla suddetta circolare tendono ad evidenziare proprio il suddetto espediente per combatterlo.
La richiesta di suddividere la richiesta in due ricette a sua volta serve ad aggirare il suddetto controllo formale.
Insomma, come troppo spesso accade, "ce stanno a pijà per culo", ma stavolta a mio avviso esagerano, anche perchè non è nel nostro interesse renderci complici, per di più inconsapevoli, di espedienti a vantaggio di altri, e il tentativo andrebbe rinviato al mittente.
Quindi la corretta prescrizione della radiografia della colonna in toto è la seguente:
RADIOGRAFIA COMPLETA DELLA COLONNA codice 87.29 del nomenclatore tariffario.
Spero la ASL possa darci una mano preavvertendo i convenzionati di non farci pressione, tramite gli assistiti, per ottenere queste richieste incongrue.
....
B
Il 16/04/13 22:49, R C
ha scritto:
Attenzione, la faccenda è confusa e a mio avviso merita di essere chiarita.
Mi sono fatta spedire la documentazione, in allegato, che mi costringeva a prescrivere le radiografie della colonna cervicale e di quella lombare in due ricette separate, anziché in un’ unica come finora erogato.La notizia è stata smentita, invece, da altri centri radiologici, dopo riferita telefonata ai competenti ASL.Che confusione!La tentazione è quella di chiedervi come voi vi comportate in questi casi, ma mi tormenta già da tempo una domanda:Essendo noi M.M.G. prescrittori quotidiani di prestazioni , farmaci ecc…. non dovremmo essere sistematicamente informati da personale competente ASL responsabile della comunicazione sull’aggiornamento prescrittivo della Medicina di base?Sarebbe tutto più chiaro, più semplice,più armonico, più fluido, più coerente, più logico,più gratificante, più appropriato, più idoneo,più concreto,più funzionale, più ecc….SalutiR.
Ho cercato tramite google la circolare dell'ASP Lazio di cui R. ci aveva girato la scannerizzazione parziale che le avevano inviato. Ve la allego.
Il fatto che la scannerizzazione mostrasse solo parte non solo dell'intera circolare, ma anche della stessa pagina scannerizzata devo confessare che mi puzzava un po', e leggendo l'intera circolare devo dire che l'odore si è fatto ancora più penetrante per varie ragioni:
- tra i destinatari della circolare non ci sono i medici di medicina generale le loro associazioni e sindacati ma solo quelli dei centri diagnostici convenzionati. Per cui avremmo tutto il diritto di non conoscerla.
- l'oggetto riguarda i controlli FORMALI sulla specialistica ambulatoriale (e quindi teoricamente non la medicina generale) controlli formali per individuare errori od opportunismi di rendicontazione sicuramente ai fini del pagamento delle prestazioni, cosa che almeno apparentemente non ci dovrebbe riguardare.
La risposta a mio avviso sta nel nomenclatore tariffario (vi allego pure quello).
Per essere chiari facciamo proprio l'esempio della radiografia del rachide nella sua interezza.
Tutti noi ci siamo spesso visti rifiutare le richieste di "Rx rachide in toto" e ci veniva richiesto di scrivere sulla richiesta "RX rachide cervicale, Rx rachide dorsale, Rx rachide lombosacrale", adesso invece ci chiedono di spezzare i 3 tratti in 2 ricette distinte.
Il motivo è sempre lo stesso: moltiplicare il numero delle prestazioni rimborsabili.
Infatti il nomenclatore tariffario indica così tali prestazioni:
Per singoli tratti:
482
87.22
RADIOGRAFIA DELLA COLONNA CERVICALE (2 proiezioni).
Esame
morfodinamico della colonna cervicale. 69 C € 18,10
485
87.23
RADIOGRAFIA DELLA COLONNA TORACICA (DORSALE) (2
proiezioni) compresa
eventuale morfometria vertebrale. 69 C € 17,30
486
87.24
RADIOGRAFIA DELLA COLONNA LOMBOSACRALE (2 proiezioni)
compresa
eventuale morfometria vertebrale. 69 C € 17,30
in toto:
488
87.29
RADIOGRAFIA COMPLETA DELLA COLONNA (2 proiezioni)
Radiografia
completa della colonna e del bacino sotto carico.
69
E € 34,60
Risulta evidente che la somma non fa
il totale, infatti per il nomenclatore tariffario la somma del
rimborso dei singoli tratti è significativamente superiore al
rimborso della radiografia completa della colonna.Ora i controlli FORMALI indicati dalla suddetta circolare tendono ad evidenziare proprio il suddetto espediente per combatterlo.
La richiesta di suddividere la richiesta in due ricette a sua volta serve ad aggirare il suddetto controllo formale.
Insomma, come troppo spesso accade, "ce stanno a pijà per culo", ma stavolta a mio avviso esagerano, anche perchè non è nel nostro interesse renderci complici, per di più inconsapevoli, di espedienti a vantaggio di altri, e il tentativo andrebbe rinviato al mittente.
Quindi la corretta prescrizione della radiografia della colonna in toto è la seguente:
RADIOGRAFIA COMPLETA DELLA COLONNA codice 87.29 del nomenclatore tariffario.
Spero la ASL possa darci una mano preavvertendo i convenzionati di non farci pressione, tramite gli assistiti, per ottenere queste richieste incongrue.
....
B
Concorso per l'ammissione ai corsi di formazione specifica in medicina generale per il triennio 2013 – 2016: pubblicato il bando per estratto sulla G.U.
da www.giovanemedico.it
Care Colleghe, cari Colleghi,
in data 19 aprile 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 31 il bando per estratto del concorso per l'ammissione ai corsi di formazione specifica in medicina generale per il triennio 2013 – 2016 (clicca qui per leggere il testo).
Il termine per la presentazione delle domande di ammissione è di 30 giorni a partire dal 20 aprile 2013.
Le domande dovranno essere inviate presso le competenti amministrazioni regionali, agli indirizzi indicati nei bandi di concorso, reperibili sui Bollettini Ufficiali delle Regioni (clicca qui per reperire le informazioni riferite alla tua Regione o Provincia Autonoma).
Il concorso avra' luogo in data 17 settembre 2013, alle ore 10.
Care Colleghe, cari Colleghi,
in data 19 aprile 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 31 il bando per estratto del concorso per l'ammissione ai corsi di formazione specifica in medicina generale per il triennio 2013 – 2016 (clicca qui per leggere il testo).
Il termine per la presentazione delle domande di ammissione è di 30 giorni a partire dal 20 aprile 2013.
Le domande dovranno essere inviate presso le competenti amministrazioni regionali, agli indirizzi indicati nei bandi di concorso, reperibili sui Bollettini Ufficiali delle Regioni (clicca qui per reperire le informazioni riferite alla tua Regione o Provincia Autonoma).
Il concorso avra' luogo in data 17 settembre 2013, alle ore 10.
venerdì 19 aprile 2013
LE MITICHE ILLUSIONI DELL'H24
Vi ripropongo la lettura di questo interessante articolo del Sole 24 ore Sanità del 16-22 aprile:
“Mentre non vi è alcun dubbio che
gli ospedali e i servizi di emergenza devono essere sempre
adeguatamente dotati di personale e risorse 24 ore al giorno, sette
giorni alla settimana e 365 giorni l'anno, l'idea che non dovrebbe
esserci differenza per i servizi di routine, che dovrebbero essere
offerti al completo nei fine settimana e durante le vacanze è
potenzialmente dispendiosa e distruttiva.
L'argomento a sostegno sell’ipotesi
sembra essere che, se i negozi rimangono aperti più a lungo,
dovrebbe essere così anche per cliniche, ambulatori e sale
operatorie”.
Le frasi, extrapolate da un articolo
apparso sul BMJ in febbraio a firma del Presidente del College dei
GP inglesi, Iona Heath, in riferimento alle proposte del governo
conservatore, sembrano valide e attuali anche per la realtà
italiana (Heath I, Not safe in their hands, BMJ 20 Feb 2013).
Il successo mediatico dell’h24 nel
nostro Paese deriva dal malinteso che in questo sistema il medico di
famiglia sarà a disposizione dei pazienti 24 ore al giorno. In
realtà non è stato spiegato che il medico disponibile dovrà essere
necessariamente il medico “in turno”, che solo per alcune ore al
giorno sarà il proprio medico di famiglia. L’h24 e il 7/7per la
medicina generale, secondo i suoi sostenitori, risponderebbe alla
necessità di offrire nel territorio quello che oggi la gente va a
cercare nei pronto soccorso ospedalieri e per la presa in carico
globale dei pazienti, in particolare dei pazienti cronici.
In realtà il primo vizio di fondo
dell’ipotesi è che si confonde la risposta all’urgenza con la
presa in carico delle cronicità. Se guardiamo al problema delle
urgenze oggi i cittadini si rivolgono ai pronto soccorso per ottenere
una risposta tempestiva a un problema di salute che in pochi casi è
un’urgenza oggettiva, a volte è un’urgenza soggettiva, il più
spesso è un problema differibile; essi chiedono una risposta
tempestiva soprattutto in termini di diagnostica e di consulenza
specialistica. L’apertura di studi aggregati di medici di medicina
generale per 24 ore 7 giorni su 7 non potrà mai offrire una risposta
sufficiente al bisogno espresso perché le strutture complesse
offrono prevalentemente assistenza di medicina generale e la
dotazione tecnologica di base (bisogna poi vedere cosa si intende per
tecnologia di base) e la presenza di alcune figure specialistiche per
alcune ore al giorno non risponderebbe che a una minima parte delle
soggettive necessità dei cittadini che si rivolgono in PS. Si corre
perciò il rischio di una duplicazione di strutture preposte
all’urgenza senza effettivi benefici ne di salute ne di risparmio.
Se ragioniamo invece sulla presa in
carico del paziente cronico non è ben chiara l’utilità di uno
studio medico supermercato, aperto ogni giorno a tutte le ore, perché
l’assistenza al paziente cronico si avvale di attività sanitarie
programmabili. L’h24 invece produrrebbe effetti dannosi sul
rapporto fiduciario e sulla spesa sanitaria.
Dato che non è possibile ipotizzare
che il medico di famiglia sia impegnato nel lavoro 24 ore al giorno,
è presumibile che il cittadino possa rivolgersi in qualsiasi momento
preso lo studio associato del proprio medico ma consultando il medico
“in turno”. Questo da una parte porterebbe a minare il rapporto
fiduciario, che è il punto di forza della medicina generale europea,
trasformando gli studi associati in piccole strutture sul modello
ospedaliero. Da un’altra parte l’h24 e il 7/7 porterebbe
inevitabilmente ad un incremento dei costi assistenziali nel
territorio perché se il “supermercato della salute” è sempre
aperto aumentano i consumi e la spesa sanitaria, che in questo caso
però non è a carico dell’utente ma della collettività.
Che fare allora? Distinguiamo tra
risposta all’urgenza e presa in carico della cronicità. Una
premessa valida però per entrambe gli aspetti è che non può essere
definito a priori un unico modello organizzativo valido per le
metropoli e le città, per i piccoli comuni e per le zone a
popolazione sparsa. Quello che va definito a priori è il modello
assistenziale al quale occorre poi adeguare, a seconda della realtà
considerata, più modelli organizzativi.
Risposta all’urgenza soggettiva. Da
una parte occorre potenziare la risposta dei PS, soprattutto in
termini di personale e di attività diagnostica, e dall’altra
organizzare percorsi differenti per i codici di diverso colore. I
percorsi alternativi per i codici bianchi e verdi sono ovviamente
differenti a seconda della realtà locale. Nelle città possono
essere UCP o strutture territoriali aperte 24 ore deputate
al’urgenza, nei piccoli centri le medicine di gruppo, nelle realtà
sparse le aggregazioni funzionali prevedendo un servizio di
continuità assistenziale notturna e festiva. Quello però che è
fondamentale, chiunque sia il soggetto che risponde all’urgenza
soggettiva, è la messa in rete degli operatori, del 118 e dei
servizi di PS con la possibilità di attivare in tempo reale i
servizi diagnostici ed eventuali consulenze specialistiche. Il
cittadino così avrà la certezza di poter accedere, se necessario,
ad una risposta che ritiene adeguata la suo bisogno anche al di
fuori del PS ospedaliero.
Presa in carico della Cronicità. Il
modello assistenziale deve prevedere la definizione di un piano
assistenziale individualizzato per il singolo paziente, definito da
un team delle cure che comprenda il medico di famiglia, gli
specialisti di riferimento e le figure professionali infermieristiche
del territorio formate al care management e al supporto motivazionale
del paziente cronico. Appare infatti necessario un coinvolgimento
attivo del paziente per poter raggiunger i migliori risultati di
salute (patient empowerment). I modelli organizzativi devono
adeguarsi a quel modello assistenziale prevedendo innanzitutto un
forte livello di integrazione tra tutte le figure professionali
coinvolte, che può realizzarsi fisicamente nelle UCP, ma anche in
chiave funzionale nei piccoli comuni e nella campagne individuando
strumenti ed indicatori che favoriscano la comunicazione e la
collaborazione tra i professionisti.
A che serve in questo caso l’h 24 e
il 7/7? Si tratta di attività assistenziali di routine programmabili
e da programmare, per le quali non è utile incrementare l’offerta
indiscriminata di servizi e prestazioni. Quindi l’h24 e il 7/7 per
la presa incarico della cronicità è soltanto uno slogan senza
alcuna reale convenienza e con un incremento certo di spesa corrente
e un probabile incremento di spesa indotta.
Ancora dall’articolo di Iona Heath:
“Personalmente, sono ben disposta a pagare la mia parte
integrale delle imposte in modo che tutti possano avere accesso alle
cure di emergenza e urgenza di cui hanno bisogno. D'altra parte, non
sono disposta a finanziare l'accesso universale alle cure non urgenti
al di fuori degli orari normali.”
Non è utile innamorarsi degli slogan
ma occorre costruire modelli organizzativi che rispondano a precisi
modelli assistenziali.
Ernesto Mola
ASSIMEFAC (Associazione Scientifica
Interdisciplinare e di Medicina di Famiglia e di Comunità)
giovedì 18 aprile 2013
LA UGL: ECCO GLI INTERESSI CHE RUOTANO ATTORNO AL 118
ANSA, CIOCIARIA OGGI
Un servizio nato pubblico sempre più crescente l’attrattiva del privato !!! Perché? Lo dichiara il segretario provinciale della UGL sanità. Il servizio Emergenza Sanitaria Lazio Soccorso 118 nasce negli anni 90, che a dire il vero rappresentava il fiore all’occhiello della nostra provincia – personale costantemente formato - equipaggi quasi al completo – medici– infermieri – ausiliari socio sanitari pochi, ma sicuramente più di quanti se ne contano oggi. Nel 2004/ 2005 si da vita all'ARES 118, pertanto si crea l’apparato burocratico, quindi aumento esponenziale di “capi” conseguente fabbisogno del personale amministrativo e, sempre meno personale addetto al servizio, forse si, ci sono più mezzi a disposizione, ma non c’è chi li guida, né ci sono equipaggi commisurati. La soluzione!!!? Ridurre il servizio o cederlo ai privati…….. Non siamo per la retrocessione, né siamo nostalgici del tempo che fu, una cosa è certa che, con la istituzione dell’ARES 118 scarseggia il servizio e aumentata la spesa, in concreto sono: duplicati gli apparati amministrativi, funzioni precedentemente garantite dalle ASL di competenza “ A COSTO ZERO”; servizi di trasporto precedentemente garantiti dal 118 per i relativi trasporti ora la USL per lo stesso motivo si deve rivolgere al privato; contestualmente duplicata la dirigenza, sia verticistica che non. Sostanzialmente potremmo addirittura sostenere che l’istituzione dell’ARES 118 sia stata utile alla nomina di nuovi dirigenti, al passaggio diverso di ruolo e funzioni del personale, per concludersi all’esternalizzazione del servizio di emergenza – urgenza. Sarebbe interessante (siamo certi che il Presidente Zingaretti si attiverà anche in proposito) conoscere quante sono le unità amministrative, quante le unità tecniche, quante le unità sanitari, quanti di quest’ultimi effettivamente svolgono attività di soccorso. Dunque, non che il censimento ci appassiona, ma riteniamo che il servizio nasce per garantire la sicurezza salute in emergenza e l’interesse primario non può prescindere da ciò. In sostanza se per garantire al meglio il servizio d’Emergenza Urgenza, bisogna fare un passo indietro, va bene…. sia!!!... si riconduca alle ASL di competenza, utilizzando gli eventuali risparmi per l’assunzione di personale (medici – infermieri e OSS) . Ovvero favorire l’aumento di personale dedito al soccorso, presidi sanitari piuttosto che mantenere super dirigenti e apparati burocratici che alzano i costi ma equamente non innalzano il servizio all’utenza. Insomma Meno burocrati più servizi, come peraltro il Presidente della Regionale Lazio Zingaretti sembra orientato.
Firmato:
Il segretario prov.le Rosa Roccatani
===============
Un servizio nato pubblico sempre più crescente l’attrattiva del privato !!! Perché? Lo dichiara il segretario provinciale della UGL sanità. Il servizio Emergenza Sanitaria Lazio Soccorso 118 nasce negli anni 90, che a dire il vero rappresentava il fiore all’occhiello della nostra provincia – personale costantemente formato - equipaggi quasi al completo – medici– infermieri – ausiliari socio sanitari pochi, ma sicuramente più di quanti se ne contano oggi. Nel 2004/ 2005 si da vita all'ARES 118, pertanto si crea l’apparato burocratico, quindi aumento esponenziale di “capi” conseguente fabbisogno del personale amministrativo e, sempre meno personale addetto al servizio, forse si, ci sono più mezzi a disposizione, ma non c’è chi li guida, né ci sono equipaggi commisurati. La soluzione!!!? Ridurre il servizio o cederlo ai privati…….. Non siamo per la retrocessione, né siamo nostalgici del tempo che fu, una cosa è certa che, con la istituzione dell’ARES 118 scarseggia il servizio e aumentata la spesa, in concreto sono: duplicati gli apparati amministrativi, funzioni precedentemente garantite dalle ASL di competenza “ A COSTO ZERO”; servizi di trasporto precedentemente garantiti dal 118 per i relativi trasporti ora la USL per lo stesso motivo si deve rivolgere al privato; contestualmente duplicata la dirigenza, sia verticistica che non. Sostanzialmente potremmo addirittura sostenere che l’istituzione dell’ARES 118 sia stata utile alla nomina di nuovi dirigenti, al passaggio diverso di ruolo e funzioni del personale, per concludersi all’esternalizzazione del servizio di emergenza – urgenza. Sarebbe interessante (siamo certi che il Presidente Zingaretti si attiverà anche in proposito) conoscere quante sono le unità amministrative, quante le unità tecniche, quante le unità sanitari, quanti di quest’ultimi effettivamente svolgono attività di soccorso. Dunque, non che il censimento ci appassiona, ma riteniamo che il servizio nasce per garantire la sicurezza salute in emergenza e l’interesse primario non può prescindere da ciò. In sostanza se per garantire al meglio il servizio d’Emergenza Urgenza, bisogna fare un passo indietro, va bene…. sia!!!... si riconduca alle ASL di competenza, utilizzando gli eventuali risparmi per l’assunzione di personale (medici – infermieri e OSS) . Ovvero favorire l’aumento di personale dedito al soccorso, presidi sanitari piuttosto che mantenere super dirigenti e apparati burocratici che alzano i costi ma equamente non innalzano il servizio all’utenza. Insomma Meno burocrati più servizi, come peraltro il Presidente della Regionale Lazio Zingaretti sembra orientato.
Firmato:
Il segretario prov.le Rosa Roccatani
===============
martedì 16 aprile 2013
CONTINUA LA BATTAGLIA PER IL RICONOSCIMENTO DELLE FERIE PER LA GUARDIA MEDICA
COMUNICATO STAMPA
SANITÀ,
DOPO LA SENTENZA NEGATIVA DEL TRIBUNALE DI ANCONA LO SMI ANNUNCIA CHE
CONTINUERÀ LA BATTAGLIA PER IL RICONOSCIMENTO DELLE FERIE RETRIBUITE
ALLE GUARDIE MEDICHE
PINA
ONOTRI: “RIVENDICHIAMO UN DIRITTO, L’ATTUALE SISTEMA È DISCRIMINATORIO.
UNA SENTENZA NEGATIVA NON MINA LE NOSTRE RAGIONI: QUESTA INIZIATIVA
LEGALE HA BASI FONDATE, PROSEGUIREMO CON LA NOSTRA LOTTA PER I DIRITTI
DEI MEDICI DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE IN TUTTO IL PAESE”
Dopo
un percorso giudiziario di un anno il ricorso presentato dal Sindacato
Dei Medici Italiani (Smi) al Tribunale di Ancona (Giudice del Lavoro)
per il riconoscimento delle ferie retribuite per i medici di continuità
assistenziale è stato respinto. Per lo Smi si è persa solo una
battaglia, ma questo è solo una tappa di una lunga iniziativa per la
fine di una discriminazione nei confronti di un settore dei medici
convenzionati.
Per
Pina Onotri, responsabile nazionale Smi della Continuità assistenziale,
questa decisione fa solo aumentare l’impegno a tutela delle guardie
mediche : «Rivendichiamo un diritto, l’attuale sistema è
discriminatorio. Medici convenzionati anch’essi a a rapporto orario come
quelli del 118 e dei servizi possano, giustamente, avvalersi di questo
istituto, cioè le ferie retribuite, altri, invece, come la continuità
assistenziale: no! È una palese ingiustizia».
«Una
sentenza negativa – conclude Luigi Pignataro, segretario regionale
dello Smi Marche - non mina le nostre ragioni: questa iniziativa legale
ha basi fondate, proseguiremo con la nostra lotta per i diritti dei
medici di continuità assistenziale in tutto il Paese»
Roma, 16 aprile 2013
Il TAR del Lazio sospende la determinazione AIFA di non rimborsabilità degli Omega 3
N. 01574/2013 REG.PROV.CAU.
N. 02428/2013
REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio
(Sezione Terza Quater)
ha pronunciato la presente
ORDINANZA
sul
ricorso numero di registro generale 2428 del 2013, proposto dalla Sigma
Tau Industrie Farmaceutiche Riunite S.p.a., rappresentata e difesa
dagli avv.ti Mario Sanino e Riccardo Arbib, con domicilio eletto presso
lo Studio Legale Sanino in Roma, viale Parioli, 180;
contro
Aifa-Agenzia
Italiana del Farmaco, rappresentata e difesa per legge dall'Avvocatura
generale dello Stato, domiciliata per legge in Roma, via dei Portoghesi,
12; e con l'intervento di ad adiuvandum:
Farmindustria - Associazione delle Imprese del Farmaco, rappresentato e difeso dagli avv.ti Diego Vaiano Mario Sanino e Riccardo Arbib, con domicilio eletto presso l’avv. Diego Vaiano in Roma, Lungotevere Marzio, 3; per l'annullamento previa sospensione dell'efficacia, del comunicato di "Non rimborsabilita' da parte del Servizio Sanitario Nazionale dei medicinali appartenenti alla classe <Pufa Omega 3>" e di ogni altro atto connesso, presupposto o consequenziale, ivi espressamente compresi i verbali della Commissione Consultiva Tecnico Scientifica relativi alle sedute del 15-16 novembre 2012 e 5 dicembre 2012.
Farmindustria - Associazione delle Imprese del Farmaco, rappresentato e difeso dagli avv.ti Diego Vaiano Mario Sanino e Riccardo Arbib, con domicilio eletto presso l’avv. Diego Vaiano in Roma, Lungotevere Marzio, 3; per l'annullamento previa sospensione dell'efficacia, del comunicato di "Non rimborsabilita' da parte del Servizio Sanitario Nazionale dei medicinali appartenenti alla classe <Pufa Omega 3>" e di ogni altro atto connesso, presupposto o consequenziale, ivi espressamente compresi i verbali della Commissione Consultiva Tecnico Scientifica relativi alle sedute del 15-16 novembre 2012 e 5 dicembre 2012.
Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Aifa-Agenzia Italiana del Farmaco;
Vista
la domanda di sospensione dell'esecuzione del provvedimento impugnato,
presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;
Visto l'art. 55 cod. proc. amm.;
Visti tutti gli atti della causa;
Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;
Relatore
nella camera di consiglio del giorno 10 aprile 2013 il cons. Giulia
Ferrari e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Ritenuto
di non poter prendere in considerazione la relazione e la
documentazione depositate in atti direttamente dall’Aifa (inviate per
conoscenza all’Avvocatura generale dello Stato) e non per il tramite
dell’Avvocatura generale dello Stato, costituita in giudizio;
Ritenuto,
infatti, che la costituzione in giudizio dell’Aifa con la difesa
dell’Avvocatura generale dello Stato comporta che l’Agenzia Italiana del
Farmaco possa essere difesa esclusivamente da quest’ultima, che
potrebbe non condividere gli scritti o i depositi fatti direttamente
dall’Aifa;
Considerato che l’Avvocatura generale
dello Stato (presente solo alla chiamata preliminare) non ha effettuato
alcuna difesa scritta né ha presenziato alla Camera di consiglio, nella
quale erano presenti e hanno discusso solo la ricorrente e
l’interventore ad adiuvandum;
Considerato che dalla
documentazione versata in atti dalla ricorrente risulta che la nota
Aifa, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 50 del 28 febbraio 2013,
ha già prodotto effetti lesivi degli interessi della stessa società
ricorrente, con la conseguenza che la richiesta di sospensione cautelare
risulta supportata dalla realtà fattuale ;
Considerato,
in sede di prima delibazione propria della fase cautelare, che non
appare sprovvisto di fumus il motivo relativo all’illegittima omissione
della fase partecipativa, che avrebbe consentito alla ricorrente di
dimostrare che il farmaco in questione non è “terapeuticamente
superato”, presupposto quest’ultimo per la revisione straordinaria del
Prontuario farmaceutico ex art. 11, comma 1, d.l. 13 settembre 2012, n.
158;
Considerato, più in particolare, che la
partecipazione al procedimento avrebbe consentito alla ricorrente di
controdedurre alle risultanze del parere reso dal prof. Bellia
dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata in relazione
all’indicazione terapeutica “prevenzione secondaria nel post-infarto”;
Ritenuto che sussistono i presupposti per l’accoglimento dell’istanza cautelare.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza Quater)
Accoglie la suindicata domanda incidentale di sospensione e, per l’effetto, sospende il provvedimento impugnato.
Fissa l’udienza pubblica alla data del 17 dicembre 2013.
Compensa tra le parti in causa le spese della presente fase di giudizio.
La
presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata
presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione
alle parti.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 10 aprile 2013 con l'intervento dei magistrati:
Italo Riggio, Presidente
Domenico Lundini, Consigliere
Giulia Ferrari, Consigliere, Estensore
L'ESTENSORE | IL PRESIDENTE | |
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 11/04/2013
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)
lunedì 15 aprile 2013
IPA e ricettario regionale
Ricevo dal dott. Roberto Berti e volentieri pubblico:
A SEGUITO DELLA COMUNICAZIONE SOTTO RIPORTATA MI HA CHIAMATO IL COLLEGA DR. PISAPIA DIRETTORE SANITARIO IPA:
CONCLUSIONE NON - RIPETO NON è RICHIESTO IL RICETTARIO REGIONALE PER LE PRESTAZIONI ALL'IPA PER CUI SU RICETTARIO REGIONALE POSSIAMO SPECIFICARE QUANTO CI SERVE ,
IN TAL SENSO CADE OGNI CRITICITA' PRESCRITTIVA.
ALTRO ESEMPIO A SOSTEGNO DEL FATTO CHE QUELLO CHE ESCE DALLA BOCCA DEI PAZ. DEVE ESSERE PRESO NON CON LE PINZE MA ...........CON UNA LUNGHISSIMA CANNA DA PESCA
ALMENO IL TEMPO SPESO DA ME E' SERVITO A CHIARIRE PER SEMPRE UN COMPORTAMENTO PRESCRITTIVO
CONCLUSIONE NON - RIPETO NON è RICHIESTO IL RICETTARIO REGIONALE PER LE PRESTAZIONI ALL'IPA PER CUI SU RICETTARIO REGIONALE POSSIAMO SPECIFICARE QUANTO CI SERVE ,
IN TAL SENSO CADE OGNI CRITICITA' PRESCRITTIVA.
ALTRO ESEMPIO A SOSTEGNO DEL FATTO CHE QUELLO CHE ESCE DALLA BOCCA DEI PAZ. DEVE ESSERE PRESO NON CON LE PINZE MA ...........CON UNA LUNGHISSIMA CANNA DA PESCA
ALMENO IL TEMPO SPESO DA ME E' SERVITO A CHIARIRE PER SEMPRE UN COMPORTAMENTO PRESCRITTIVO
il precedente:
richiesta "eco addome superiore" a dipendente comunale:
IPA respinge chiedendo che l'impegnativa sia riformulata in n°4
prescrizioni eco epatica, eco pancreas,eco reni,eco splenica totale 176 euro !!!
ho risposto come di seguito:
Roma li 11/04/2013
Al Sig. RESPONSABILE della
struttura sanitaria ricevente l'impegnativa
Reg. Lazio n° 12013-Y0017415696
la Sig.ra xxxx
nata a ROMA (RM) xxxx
residente in xxxx
00169 ROMA
ha ricevuto la
prescrizione di eco addome superiore (88.74.1) in data 10/04/2013
in conformità alle norme
di appropriatezza prescrittiva vigenti.
Tale richiesta
sarebbe stata respinta dalla
struttura sanitaria ricevente, che
pretenderebbe una prescrizione di
ben 4 ecografie,in sostituzione di quanto già previsto nella
88.74.1 ( per un costo complessivo di 175,6 € ).
Spero che il tutto sia
riconducibile solo a semplice disinformazione del personale di sportello ( che dovrà
essere comunque tempestivamente corretta).
Si richiede quindi che il
Responsabile Legale della struttura ricevente motivi responsabilmente per
iscritto firmando in maniera riconoscibile le motivazioni
(giuridicamente ed
amministrativamente valide) del respingimento della prescrizione(se confermato) ovvero
accolga ,e dia naturale seguito, alla prescrizione così come formulata (88.74.1)
Nel caso di ulteriore
respingimento non motivato sarò costretto, mio malgrado, a richiedere il soccorso
dell'Ordine dei Medici di Roma, dell'Ufficio legale dello
SMI LAZIO, e, a seguire, dell'autorità giudiziaria
competente.
Cordiali saluti
Incontro Ordine dei Medici Procura della Repubblica
Ricevo da Cristina Patrizi e volentieri pubblico:
Vi riporto il comunicato stampa diffuso oggi dal Presidente Lala a seguito incontro con il Procuratore Frisani su una vicenda paradossale che ha visto coinvolti decine di medici del Pertini a seguito di un incidente occorso addirittura fuori dal nosocomio, e che aveva visto un paziente appena dimesso , incappare in un incidente stradale.
Roma, 15 aprile 2013
Via Giovanni Battista De Rossi, 9 – 00161 Roma – Codice Fiscale: 02604980587 – Tel: 06 4417121 (8 linee r.a.) Fax: 06 44234665
E-mail: rmomceo@tin.it - www.ordinemediciroma.it
Vi riporto il comunicato stampa diffuso oggi dal Presidente Lala a seguito incontro con il Procuratore Frisani su una vicenda paradossale che ha visto coinvolti decine di medici del Pertini a seguito di un incidente occorso addirittura fuori dal nosocomio, e che aveva visto un paziente appena dimesso , incappare in un incidente stradale.
Ovviamente, stante l' abitus di magistratura e avvocati, tutti
denunciati i medici del Pertini, mentre pare che la causa dell' accaduto
fosse addirittura un problema di manto stradale!!
Come al solito, più facile denunciare medici che il comune di Roma o l' Atac .
Uno degli impegni forti di questo Consiglio: basta fango sulla categoria.
ORDINE PROVINCIALE DI ROMA DEI MEDICI-CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI
Ente di Diritto Pubblico (D.L.C.P.S. 13/9/1946 n. 233)
------------------------------------------------------------------------------
Relazioni con i media
(Flavio Massimo Amadio: 349.56.49.613 - 06.44.17.121 - fm.amadio@ordinemediciroma.it
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Relazioni con i media
(Flavio Massimo Amadio: 349.56.49.613 - 06.44.17.121 - fm.amadio@ordinemediciroma.it
Comunicato Stampa
Il confronto segue l’impegno preso dopo la raffica di avvisi di garanzia al “Pertini”
NUOVO INCONTRO TRA L’ORDINE MEDICI DI ROMA E LA PROCURA:
“PIÚ ATTENZIONE PER EVITARE COMUNICAZIONI GIUDIZIARIE COLLETTIVE”
Lala: “Sintonia con il PM Frisani. La categoria medica non è un’associazione per delinquere”
NUOVO INCONTRO TRA L’ORDINE MEDICI DI ROMA E LA PROCURA:
“PIÚ ATTENZIONE PER EVITARE COMUNICAZIONI GIUDIZIARIE COLLETTIVE”
Lala: “Sintonia con il PM Frisani. La categoria medica non è un’associazione per delinquere”
Nuovo incontro tra Roberto Lala, presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri e Leonardo Frisani, procuratore aggiunto della Capitale: insieme hanno esaminato la vicenda che nei mesi scorsi ha visto oltre quaranta operatori dell’Ospedale Sandro Pertini, tra medici e infermieri, raggiunti da una raffica indiscriminata di avvisi di garanzia dopo il decesso di un paziente.
L’incontro, tenutosi in Procura nei giorni scorsi, ha fatto seguito all’impegno preso dal presidente dei camici bianchi romani durante l’assemblea convocata al Pertini all’indomani delle decine di avvisi di garanzia notificati al personale del nosocomio. “Un impegno che avevo il dovere di mantenere”, ha sottolineato Lala. “Era necessario un confronto con la Procura di Roma su questa vicenda e sul numero abnorme di comunicazioni
giudiziarie, nonché sui nomi di medici e di altro personale che la stampa ha subito diffuso. Ringrazio il dott. Frisani di averlo permesso e sono soddisfatto dell’esito che ha avuto“.
A termine dell’incontro, infatti, il PM ha confermato che la Procura di Roma valuterà con grande attenzione le segnalazioni del Presidente dell’Ordine circa le iscrizioni collettive nel registro degli indagati, così da tutelare, nel modo dovuto, la professionalità e l’onorabilità dei medici.
“Fermo restando che la Magistratura ha il dovere di accertare ogni eventuale responsabilità e che l’Ordine ha pieno interesse a collaborare a tali accertamenti – ha ricordato il presidente dei medici capitolini - con il Procuratore aggiunto Frisani abbiamo chiarito e convenuto, in piena sintonia, che non è giusto né opportuno
dare della categoria medica un’immagine distorta, simile a quella di un’associazione per delinquere. Altrimenti – ha evidenziato Lala - s’ingenera nell’opinione pubblica sfiducia in chi ha la missione di tutelare la salute proprio della collettività.
Inoltre, si finisce per terrorizzare, o perlomeno demotivare, gli operatori delle strutture sanitarie, rischiando una paralisi delle stesse.”
L’incontro, tenutosi in Procura nei giorni scorsi, ha fatto seguito all’impegno preso dal presidente dei camici bianchi romani durante l’assemblea convocata al Pertini all’indomani delle decine di avvisi di garanzia notificati al personale del nosocomio. “Un impegno che avevo il dovere di mantenere”, ha sottolineato Lala. “Era necessario un confronto con la Procura di Roma su questa vicenda e sul numero abnorme di comunicazioni
giudiziarie, nonché sui nomi di medici e di altro personale che la stampa ha subito diffuso. Ringrazio il dott. Frisani di averlo permesso e sono soddisfatto dell’esito che ha avuto“.
A termine dell’incontro, infatti, il PM ha confermato che la Procura di Roma valuterà con grande attenzione le segnalazioni del Presidente dell’Ordine circa le iscrizioni collettive nel registro degli indagati, così da tutelare, nel modo dovuto, la professionalità e l’onorabilità dei medici.
“Fermo restando che la Magistratura ha il dovere di accertare ogni eventuale responsabilità e che l’Ordine ha pieno interesse a collaborare a tali accertamenti – ha ricordato il presidente dei medici capitolini - con il Procuratore aggiunto Frisani abbiamo chiarito e convenuto, in piena sintonia, che non è giusto né opportuno
dare della categoria medica un’immagine distorta, simile a quella di un’associazione per delinquere. Altrimenti – ha evidenziato Lala - s’ingenera nell’opinione pubblica sfiducia in chi ha la missione di tutelare la salute proprio della collettività.
Inoltre, si finisce per terrorizzare, o perlomeno demotivare, gli operatori delle strutture sanitarie, rischiando una paralisi delle stesse.”
Roma, 15 aprile 2013
Via Giovanni Battista De Rossi, 9 – 00161 Roma – Codice Fiscale: 02604980587 – Tel: 06 4417121 (8 linee r.a.) Fax: 06 44234665
E-mail: rmomceo@tin.it - www.ordinemediciroma.it
ALCOHOL PREVENTION DAY XII EDIZIONE
Istituto Superiore di Sanità, Aula Pocchiari
Ingresso: Viale Regina Elena 299, Roma
APRILE MESE DI PREVENZIONE ALCOLOGICA
ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA', Osservatorio Nazionale Alcol - CNESPS
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, WHO Collaborating Centre for Research and Health Promotion on Alcohol and Alcohol-related Health Problems
In collaborazione con:
Ministero della Salute
Società Italiana di Alcologia - SIA
Associazione Italiana Club Alcologici Territoriali - AICAT
Eurocare
N° ID: 019D13
Il consumo di alcol è causa di circa 200 tipi diversi di condizioni
patologiche e di danni alla salute, tra cui lesioni, disordine psichico e
comportamentale, patologie gastrointestinali, malattie cardiovascolari,
immunologiche, dell’apparato scheletrico, infertilità e problemi
prenatali. Un consumo di modeste quantità di alcol (10 g/die) riduce il
rischio di malattie cardiache, del diabete di tipo 2 e di poche altre
condizioni, ma contemporaneamente le stesse modeste quantità
incrementano il rischio di numerose malattie e tumori. Dalla fine degli
anni ‘80, la letteratura internazionale è concorde nel sostenere le
potenzialità cancerogene del consumo di alcol o etanolo, evidenza
confermata recentemente dalle più importanti organizzazioni
internazionali sulla salute quali l’Agenzia Internazionale per la
Ricerca sul Cancro (International Agency for Research on Cancer - IARC) e
l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il consumo di alcol (non
solo l’abuso) aumenta il rischio di incorrere in questi problemi in
misura proporzionale alla dose ingerita, senza alcun “effetto soglia”
apparente. Tra tutti i risultati conseguiti dal progetto comunitaro
AMPHORA (Alcohol Public Health Research Alliance) e di cui
l'Osservatorio Nazionale Alcol-CNESPS è partner, gli scienziati e i
ricercatori hanno sottolineato in un Manifesto europeo, adottato il 17
ottobre 2012 dalla V Conferenza Europea sulle Politiche sull'Alcol di
Stoccolma, che i livelli di protezione della salute non sono allo stato
attuale adeguati al riconosciuto ruolo nocivo e cancerogeno dell’alcol
necessitando di azioni di prevenzione più incisive. Nell’Unione Europea i
consumi medi pro-capite attuali di alcol, pari a 30 grammi al giorno,
generano ogni anno 136mila nuovi casi di cancro; il 20% - 25% di tutti i
nuovi casi di cancro causati dal bere si verificano nell’età più
produttiva, tra i 15 e i 64 anni. Gli scienziati coinvolti nel progetto
AMPHORA hanno sollecitato con un appello nel Manifesto i policy maker
europei per l’attivazione di rinnovate politiche più incisive, capaci di
informare e tutelare maggiormente i consumatori, in particolare le
fasce più vulnerabili come i minori, gli adolescenti, le donne, gli
anziani. Il richiamo è ad azioni condivise di valenza europea, come
quella delineata dalla Joint Action comunitaria, all’implementazione
delle azioni previste dall’European Alcohol Action Plan 2012-2020, alla
predisposizione di standard comuni di monitoraggio epidemiologico e di
linee guida europee che ricomprendano la necessità di rinnovare
l’approccio di identificazione, valutazione e management
dell’alcoldipendente mirando anche a tutte le condizioni maggiormente a
rischio e consolidate, come il binge drinking e l'alcol alla guida ed
emergenti come la drunkorressia.
In tale cornice anche quest’anno l’Alcohol Prevention Day si propone
di esaminare i punti più rilevanti e prioritari che come di consueto
catalizzano le attività svolte nel corso dell’intero Mese di Aprile,
Mese di Prevenzione Alcologica. L’Alcohol Prevention Day è sostenuto e
finanziato dal Ministero della Salute e svolto e promosso in stretta
collaborazione con la Società Italiana di Alcologia, l’Associazione
Italiana dei Club Alcologici Territoriali - AICAT ed Eurocare, che hanno
garantito per il dodicesimo anno consecutivo la collaborazione per la
realizzazione di materiali divulgativi aggiornati e resi disponibili al
fine di favorire e supportare una adeguata cultura di prevenzione
basata su livelli più elevati di tutela della salute, di consapevolezza e di responsabilità individuale e sociale.
8.45 Registrazione dei partecipanti
9.15 Apertura del convegno e Saluti delle Autorità – il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità
Sono stati invitati ad intervenire il Ministro della Salute e il Capo del Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri
INTRODUZIONE ALLA PRIMA SESSIONE DEI LAVORI
Moderatore: Stefania Salmaso
10.00 La Joint Action comunitaria sull’alcol - Giulio Gallo
10.15 Il Piano di Azione Europeo sull’alcol 2012-2020 e le strategie dell’OMS - Lars Møller
10.30 Alcol e alcodipendenza: le evidenze emergenti per la prevenzione ed il management del rischio e del danno alcol correlati - Emanuele Scafato
11.00 Alcol e problemi alcol-correlati: le prospettive e le proposte delle Regioni e delle Provincie Autonome - Francesco Piani
11.15 DISCUSSIONE
11.30 Coffee break
SECONDA SESSIONE
Moderatore: Valentino Patussi
12.00 Uso e abuso di alcol - Luciana Quattrociocchi
12.15 Alcol e guida: Progetto Icaro, una good practice per i giovani - Antonio Capodicasa
12.30 Sensibilizzare i bambini su alcol, cannabis e sostanze: l’esperienza del progetto “Elementare ma non troppo” - Maria Rita Munizzi
12.45 Consumo rischioso e dannoso di alcol: prospettive e proposte per lo screening oncologico - Gianni Testino
13.00 Identificazione precoce ed intervento breve: analisi dei bisogni e strategie di prevenzione nei contesti di medicina generale - Alfredo Cuffari
13.15 Interventi preordinati - AICAT, AA, Al-Anon, Rappresentanti istituzionali e di categoria
DISCUSSIONE
14.00 Conclusione dei lavori - Emanuele Scafato
RELATORI E MODERATORI
Stefania Salmaso, Istituto Superiore di Sanità
Giulio Gallo, European Commission, DG for Health and Consumers
Lars Møller, WHO Regional Office for Europe
Emanuele Scafato, Istituto Superiore di Sanità
Francesco Piani, ASS4 Medio Friuli, Dipartimento delle Dipendenze
Valentino Patussi, CAR Regione Toscana
Antonio Capodicasa, Polizia Stradale, Siracusa
Luciana Quattrociocchi, ISTAT
Maria Rita Munizzi, MOIGE, Movimento Italiano Genitori
Gianni Testino, Società Italiana di Alcologia, Sezione Ligure
Alfredo Cuffari, SNAMID, Società Naz. Aggiornamento per il Medico di Medicina Generale
RESPONSABILE SCIENTIFICO
E. SCAFATO
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Istituto Superiore di Sanità, Roma
SEGRETERIA SCIENTIFICA
E. SCAFATO
Istituto Superiore di Sanità
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Istituto Superiore di Sanità, Roma
Via Giano della Bella 34 - 00162 Roma
Tel. 06.49904028 - Fax 06.49904193
e-mail: emanuele.scafato@iss.it
SEGRETERIA TECNICA
S. MARTIRE, L. DI PASQUALE
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Istituto Superiore di Sanità, Roma
Via Giano della Bella, 34 - 00162 Roma
Tel. 06.49904029 – 06.49904191
Fax 06.49904193
E-mail: sonia.martire@iss.it, lucilla.dipasquale@iss.it
INFORMAZIONI GENERALI
Sede: Istituto Superiore di Sanità, Aula Pocchiari
Ingresso: Viale Regina Elena 299, Roma
Destinatari e numero massimo partecipanti
Ricercatori, Rappresentanti Istituzionali, Operatori della Sanità e della Prevenzione.
Posti disponibili: 220
Saranno ammessi un massimo di 220 partecipanti
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