venerdì 27 luglio 2012

Malasanità? Non più di tanto

Lo studio, 5% errori in corsie italiane, sotto media internazionale 
Da Quotivadis (Adnkronos Salute) 
 Sono circa 5 su 100 gli italiani ricoverati in ospedale che subiscono un errore medico. Un dato inferiore a quello registrato a livello internazionale (9%), e in linea con quelli relativi ai nosocomi francesi, spagnoli, olandesi e canadesi. E' la conclusione di uno studio pubblicato su 'Epidemiologia&Prevenzione', rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia che ospita anche un editoriale di commento. La ricerca, condotta sulla base di dati raccolti in 5 ospedali della Penisola, rileva inoltre come più di un errore su 2 (56,7%) possa essere prevenuto applicando protocolli e linee guida rigorosi nella gestione dei pazienti. Secondo quanto emerge dallo studio, la conseguenza più comune dell'errore clinico è l'allungamento del ricovero, seguito dalla presenza di una disabilità al momento della dimissione. Il decesso riguarda invece il 9,5% dei casi.
Si tratta, sottolinea una nota, del "primo studio italiano che misura il tasso di incidenza degli eventi avversi e la loro prevenibilità in un campione rappresentativo di pazienti ricoverati in 5 grandi ospedali ubicati al Nord, al Centro e al Sud del Paese": Policlinico di Bari, Azienda complesso ospedaliero San Filippo Neri di Roma, ospedale Niguarda di Milano, Azienda ospedaliera universitaria pisana e Azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze. Sono state revisionate 7.573 cartelle cliniche su un campione di 9 mila, relative a dimissioni avvenute nel 2008. L'incidenza media complessiva di eventi avversi è risultata pari al 5,2% (5,5% quella mediana), riporta l'articolo: una percentuale che appare "coerente con l'atteso nel protocollo di studio e si colloca a un livello in media più basso rispetto al tasso mediano degli studi internazionali (9,2%)".
Contrariamente a quanto emerso in altri lavori, sottolineano gli autori dello studio, la distribuzione degli eventi avversi per specialità vede al primo posto l'area medica (37,5%); solo seconda la chirurgia (30,1%), seguita da pronto soccorso (6,2%) e ostetricia (4,4%).
"Quelli che nel nostro studio abbiamo catalogato come eventi avversi derivanti da un errore clinico - precisa il primo autore Riccardo Tartaglia, del Centro di gestione rischio clinico e sicurezza del paziente della Regione Toscana - coprono un ampio ventaglio di situazioni le cui ricadute vanno dal semplice prolungamento della degenza con necessità di ulteriori terapie (il caso più frequente) all'errore nella somministrazione di una terapia senza esito, fino alla presenza di una disabilità al momento della dimissione e, ma più raramente, ossia in un numero molto limitato di casi, al decesso del paziente".
"Che medici e infermieri italiani non siano peggio dei loro colleghi olandesi, francesi o spagnoli è un dato da tenere a mente ogniqualvolta si leggono certi titoli sparati in prima pagina - si legge ancora nella nota - ma ciò non significa che si possa essere soddisfatti: questo mal comune non produce neanche mezzo gaudio". Al contrario, evidenzia Tartaglia, "il tasso di eventi avversi identificato in questo studio conferma anche a livello italiano la gravità e rilevanza delle conseguenze della ridotta sicurezza delle cure. Come avvenuto in tutti gli altri Paesi, questi dati dovrebbero stimolare le istituzioni sanitarie a interventi urgenti per contenere il numero di incidenti".
Ma per riuscire a prevenire tutti gli errori evitabili, puntualizza l'esperto, "occorre che negli ospedali si operi secondo protocolli e linee guida basati sulle prove di efficacia, si promuova la formazione del personale e, infine, si faccia tesoro delle raccomandazioni e delle buone pratiche per la sicurezza del paziente che il ministero della Salute e l'Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali hanno messo a disposizione sui propri siti web. Anche se - conclude Tartaglia - non ci si può dimenticare che la medicina non è una scienza esatta e che non tutti gli eventi avversi sono prevenibili".

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