mercoledì 22 agosto 2012

Qualunque cosa fai....

tu sempre pietre in faccia prenderai....

 

Premesso che in qualsiasi modo noi si compili la ricetta rossa questa non verrà respinta in farmacia, proviamo a ragionare sulle opzioni che abbiamo.

Prescriviamo un farmaco utilizzando il suo nome commerciale, questo è lecito per le terapie croniche e per i farmaci a brevetto non scaduto.
Di fatto il farmacista non è in grado di sapere se il paziente assume il farmaco come terapia cronica o per la prima volta per cui comunque in farmacia, dopo aver proposto la sostituzione con il generico, il farmaco verrà consegnato. In questo modo, a sentire il ministro e le cosiddette associazioni dei consumatori e sedicenti a difesa del paziente ma che in realtà vivono di sovvenzioni politiche noi saremmo dei sabotatori degli ostruzionisti dei collusi e daremmo pubblico scandalo, e comunque se la terapia non è cronica, si tratta della violazione di una legge dello stato, anche se nella norma non è indicata una specifica sanzione.

Prescriviamo un farmaco utilizzando solo la denominazione comune internazionale (DCI o principio attivo). In questo modo il paziente su sua richiesta può ricevere sia il farmaco di marca che quello generico.
A prescindere che non sempre il paziente è in grado di cavarsela con i nomi di fantasia e le DCI, chi pensate verrà ritenuto responsabile di eventuali pasticci combinati dai pazienti, per non aver attivato l'opzione di garanzia per il paziente dell'indicazione del nome commerciale? Naturalmente il solito ortolano medico di famiglia.

Bisognerebbe indicare sia la DCI che il nome commerciale (branded o unbranded che esso sia) e questa credo che sia l'opzione migliore, se solo le software house implementassero questa funzione. Anche se senza l'indicazione di non sostituibilità motivata i pasticci potrebbero succedere lo stesso e la colpa sarebbe sempre nostra.

Insomma:

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