mercoledì 21 novembre 2012

Un sistema sanitario morente

di Alessandro Chiari (SMI Emilia Romagna)

da: http://reporter.it/archives/16284

Con la legge 833 del 78 nasceva il Sistema Sanitario Nazionale che dando corpo all’articolo 32 della costituzione (che tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti) istituzionalizzava  l’assistenza sanitaria e realizzava pienamente lo stato sociale assicurando un aiuto sanitario sul territorio. Con questa legge poi sarebbero partite le USL, diventate poi Aziende, e l’emergenza- urgenza che avrebbe assicurato i servizi sanitari essenziali quali la Guardia Medica e l’Emergenza Territoriale (il 118) in maniera uniforme ed omogenea. In questi anni di crisi il SSN è certamente tenuto alla prova finale perché non è assolutamente facile tagliare servizi sanitari, dove, comunque si agisca, si rischia di privare un qualcuno di un qualche tipo di assistenza. Certamente esistono servizi che sono senz’altro più essenziali di altri e che devono assolutamente rimanere accessibili a tutti e efficienti e forse gratuiti anche, e soprattutto, in tempi di crisi. Ma come succede in questi frangenti sembra sempre che una qualche paradosso progettuale si impossessi del legislatore (il Ministro Balduzzi), che invece di rimodellare, razionalizzare ed ottimizzare le risorse, e magari a rinunciare ad alcune offerte sanitarie meno essenziali, con questa specie di riforma crea i presupposti per cannibalizzare quelle risorse assegnate proprio a quei servizi basali insostituibili. Invece di aumentare la sorveglianza e l’attenzione dove la sanità è realmente sensibile alla corruzione, ovvero appalti e approvvigionamenti delle diverse risorse, vengono sempre colpiti quei servizi essenziali che in fondo possono essere perfettibili e migliorabili, ma che costituiscono l’essenziale dell’assistenza e  l’ossatura di tutto il resto del sistema sanitario.  Ed è così che il Sistema potrebbe iniziare a perdere quei i pezzi essenziali e di primo livello assistenziale che potrebbero anche essere svenduti e dati in gestione a terze parti e di fatto sottratti al controllo pubblico con tutti i pericoli che queste soluzioni comporterebbero. Il primo pezzo che potremmo perdere in questo modo potrebbe essere la Continuità Assistenziale (l’ex guardia medica) seguita a ruota da altri segmenti strutturali importanti. Pensiamo a cosa potrebbe accadere ad altre strutture assistenziali (118 e medici di famiglia in primis ma anche ai reparti ospedalieri) se, ad esempio, di colpo, sparissero quelle centomila prestazioni annuali (dai consigli telefonici alle visite ambulatoriali e domiciliari) che vengono erogate nella nostra provincia da tale servizio, ma soprattutto a chi si rivolgerebbe il cittadino se di colpo non fosse più disponibile una risposta così considerevole ai suoi bisogni sanitari. E’ vero che a volte sentiamo delle lamentele sui servizi di primo intervento, ma, comunque, queste fanno parte del gioco e rappresentano quel frammento di statistica negativa che ci si aspetta dall’erogazione di un servizio critico quale quello dell’urgenza indifferibile. Ed è, paradossalmente, proprio dai servizi essenziali che potrebbe proprio partire la disgregazione e la liquidazione del Servizio Sanitario Nazionale.