L’emendamento prevede che dopo il comma 3 venga aggiunto il seguente comma 3-bis: “In sede di rinnovo dell’Accordo collettivo nazionale di cui al comma 6 dell’articolo 1 della legge 8 novembre 2012, n. 189, è garantito ai medici in formazione in medicina generale un trattamento economico complessivo almeno pari a quello dei medici in formazione specialistica, attraverso la remunerazione delle attività assistenziali professionalizzanti presso i servizi dell’azienda sanitaria e della medicina convenzionata”.
“Appoggiamo convintamente l'emendamento”, commenta la Simgif ritenendo “urgente che, nell'iter formativo del medico iscritto al triennio di Formazione Specifica in Medicina Generale, si preveda l'inserimento stabile di attività professionalizzanti remunerate da espletarsi presso i servizi territoriali, riservando una quota percentuale del conferimento degli incarichi vacanti a tempo determinato ai medici in formazione specifica in medicina generale”.
Anche il Sindacato dei Medici Italiani, con il responsabile nazionale per la formazione specifica in medicina generale, Pietrino Forfori, ha espresso oggi un giudizio fortemente positivo su tale emendamento: «È giunto il momento di garantire pari dignità, tutele e retribuzioni ai medici dei corsi di medicina generale equiparandoli ai loro colleghi delle altre specializzazioni, anche attraverso l'individuazione di attività compatibili remunerate. Dopo l’emendamento Barani alla riforma Balduzzi e la presentazione di un apposito ddl da parte del senatore Gustavino, sul quale lo Smi ha fortemente lavorato, ora è il turno di questa importante modifica al Ddl Balduzzi bis. Il nostro impegno sarà quello di seguire con attenzione anche l’iter di questo provvedimento e di sostenere le iniziative che vorranno mettere in campo, in autonomia, le organizzazioni di base che rappresentano i giovani medici, a partire dalla Simgif».
«Allo stesso tempo – continua il
dirigente nazionale dello Smi - cogliamo l’occasione per invitare i
giovani colleghi a opporsi all'eventuale richiesta di alcune regioni che
ipotizzano la chiusura delle partite iva, auspicando il ricorso
esclusivo alla prestazione occasionale. È una opzione fuorviante e
inaccettabile: è bene ricordare che i medici possono fare le
sostituzioni e si trovano spesso nella condizione di dover fare delle
certificazioni che necessitano di fatturazione. Il limite, previsto per
la prestazione occasionale, è troppo esiguo e vincolante. Il rischio è
quello di mettere migliaia di colleghi in grosse difficoltà. Le regioni
che avanzano tali pretese sbagliano gravemente. E noi come Smi ci
opporremo in tutti i modi».