sabato 30 giugno 2012

Persino la magistratura contabile lo dice...

Perplessità anche sulla "Spending Review"

Da Quotidiano sanità:


Corte dei conti: “La sanità non può essere governata pensando solo alla spesa”

Il monito nella relazione del procuratore generale sul rendiconto generale dello Stato. “Una visione esclusivamente contabilistica del settore sanitario rischia di entrare in rotta di collisione con le finalità proprie del sistema”. Vedi il capitolo dedicato alla sanità.

28 GIU - Non usa mezzi termini il vice procuratore generale presso la Corte dei conti, Roberto Benedetti, incaricato della stesura del capitolo dedicato alla sanità nell’ampia memoria del procuratore generale Salvatore Nottola sul rendiconto generale dello Stato, presentata stamattina a Roma dalla Corte dei conti.

Il governo del sistema
Per Benedetti, infatti, “il governo della spesa sanitaria non può essere esclusivamente subordinato al mero rispetto delle regole contabili”, specificando che  “il miglioramento dei saldi di bilancio, sempre ovviamente auspicabile ed apprezzabile, va finalizzato ad un’elevazione dei livelli di assistenza e, più in generale, alla ricerca di risorse da destinare a strumenti in grado di consentire maggiore uniformità all’erogazione delle prestazioni sull’intero territorio nazionale, eliminando quelle situazioni di accentuata sperequazione, che ancora oggi caratterizzano (in negativo) il funzionamento del sistema sanitario”.

Conti a posto e diritto alla salute. Un equilibrio difficile
Si tratta di affermazioni molto impegnative per l’organo di controllo che trovano ampia ragione nelle riflessioni che seguono alla presentazione dei dati sull’esercizio 2011 del Ssn. E che partono da una prima considerazione legata proprio al difficile equilibrio tra il dovere di tenere i conti a posto e quello di garantire il diritto alla salute. Scrive Benedetti: “Il problema principale della governance del settore sanitario è quello del confronto fra i vari interessi pubblici presi in considerazione, almeno all’apparenza contrapposti e di difficile composizione, che si traduce nel rapporto, non sempre facile e spesso conflittuale, esistente fra esigenze di bilancio e diritto alla tutela della salute”. “In altri termini - aggiunge Benedetti - a differenza di ciò che magari accade in altri settori, in quello sanitario la validità di una gestione non può essere sempre affermata solo sulla base di conti che quadrano (quando quadrano…), ma va vista anche e soprattutto in funzione dell’interesse pubblico sostanziale perseguito (tutela della salute)”.

Spending review in sanità. I dubbi della Corte
In questo quadro non possono quindi mancare alcune preoccupazioni per l’annunciata spending review, verso la quale la Corte non nasconde le sue perplessità. Sottolinea infatti Bendetti: “Nel prossimo futuro la sanità sarà oggetto di particolare attenzione nell’ambito della prevista spending review; anzi, dal settore ci si attenderebbe un contributo particolarmente consistente (addirittura si è ipotizzato circa un quarto dei risparmi complessivamente necessari). E’ ben nota l’esigenza che la spesa di settore vada opportunamente riqualificata, sfrondandola innanzi tutto da ricorrenti episodi di malaffare e da persistenti sprechi”. Ma attenzione, secondo il vice procuratore generale, “Sarà bene, però, che si faccia anche una attenta riflessione sulle possibili conseguenze negative che una eccessiva contrazione delle risorse potrà avere sul funzionamento del sistema e sull’adeguato mantenimento dei livelli essenziali di assistenza”. “Una visione esclusivamente contabilistica del settore - conclude Benedetti -  rischia, cioè, di entrare in rotta di collisione con le finalità proprie del sistema, producendo talvolta anche contenziosi giudiziari”.

Le criticità da superare
Ma questo non vuol dire che non si debba intervenire. E soprattutto in alcune storiche criticità del sistema che la Corte ricorda senza peli sulla lingua. A partire dalle liste d’attesa , alla crisi dei pronto soccorso ma anche di grandi strutture sanitarie private. Fino ai ticket “non è possibile pensare di utilizzare tale strumento all’infinito” e alla fuga delle assicurazioni dal prendersi carico delle polizze antirischio sanitario.

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