venerdì 14 settembre 2012

Articolo di PANORAMA

Assistenza sanitaria 24 ore al giorno? In Italia c'è già

Alcune strutture in Italia hanno anticipato il decreto Balduzzi sull'assistenza medica 24 ore su 24. Le esperienze di Empoli, Arezzo, Parma e Roma.  Pina Onotri (Smi): "Norma dal grande sapore pubblicitario. La continuità assistenziale esiste già, serve potenziare e migliorare l'esistente".

 di Marino Petrelli

Le strutture di assistenza medica aperte 24 ore su 24, come vorrebbe il ministro Balduzzi, esistono già e sono ben radicate sul territorio italiano. Ma non piacciono a tutti, come ad esempio allo Smi, il Sindacato medici italiani, critico verso questa norma del decreto. “L’assistenza di 24 ore, 7 giorni su 7, è solo un grande slogan pubblicitario propagandato dai media e che sta creando notevole confusione sia nei medici sia nei pazienti" dice a Panorama.it Pina Onotri, rappresentante nazionale Smi per la continuità assistenziale. "Anche perché questo tipo di copertura in Italia esiste già: di giorno i medici di famiglia, di notte la continuità assistenziale, la ex guardia medica, per le prestazioni non differibili. Oltre al 118 per le emergenze. Per i medici di famiglia, già oggi, sono previsti nell’Accordo collettivo nazionale della medicina generale forme di aggregazione tra professionisti quali la possibilità di essere collegati in rete per scambiarsi i dati clinici sui pazienti o esercitare medicina di gruppo, svolgendo la professione nello stesso studio”.
Insomma, discussione aperta. Intanto, siamo andati a scoprire i centri che, di fatto, anticipano la riforma. Come ad Empoli. La chiamano “Casa della salute”, ed è dislocata su un intero piano di un centro direzionale nell'immediata periferia ovest della città. Non è un ospedale, neppure un ambulatorio medico specialistico. È molto di più e da cinque anni monitorizza e cura, 24 ore su 24, 7.200 pazienti, che una volta si sarebbero chiamati “della mutua”. Nei 28 ambulatori del centro lavorano una quarantina di medici di famiglia e specialisti, cinque infermieri laureati, ognuno dei quali ha un suo ambulatorio, un'ostetrica, uno psicologo, un assistente sociale, i dottori della guardia medica notturna e i rappresentanti delle onlus che seguono i malati cronici, come i diabetici, gli alcolisti, le persone colpite da tumore. I rapporti con l'ospedale sono costanti e il medico di base decide l'eventuale ricovero. Tutto in tempo reale, perché in Toscana le cartelle cliniche del paziente sono informatiche e viaggiano in rete fin dal 2007.
Da Empoli a Castiglion Fiorentino. La Casa della salute è nata nel 2010 ed è il punto di riferimento per quasi 10 mila assistiti. Nel primo anno di lavoro, dice il direttore di zona, gli accessi al pronto soccorso sono diminuiti del 9 per cento. L'attività, anche notturna, di 10 medici di base, infatti, permette ai pazienti di evitare di doversi recare al Pronto soccorso per i casi più semplici da diagnosticare e curare. Nella stessa zona, nel 1999 a Badia al Pino, partì un progetto sperimentale di questo tipo, approvato dalla Regione Toscana. Nel 2002 il progetto divenne realtà di fatto e da dieci anni la continuità assistenziale in quella zona dell'aretino è garantita. Presto ci sarà una struttura simile a Pieve Santo Stefano. Nel prossimo futuro, toccherà al distretto del Valdarno.
Una storia analoga avviene a Parma, a San Secondo, una delle 26 che l'Ausl ha programmato sul suo territorio. Attivata a gennaio di quest'anno dalla riconversione di un ospedale, ospita gli studi di 5 medici di famiglia associati e due pediatri di libera scelta. La medicina generale è garantita dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20, con il sostegno di due infermiere e due segretarie. L'anello debole, in questo caso, resta il collegamento con gli ospedali, ritenuto ancora insufficiente.
Romamed, il centro nato nella capitale a marzo di quest'anno grazie all'autofinanziamento di una cinquantina di medici, per quasi 3 mila euro ciascuno, è più controverso. Secondo il direttore Fabio D'Andrea, è “un ottimo strumento per i cittadini per trovare prestazioni ad ogni ora e con medici qualificati in molte discipline”. Emma Bonino, nel corso dell'inaugurazione, ha dichiarato che “il progetto anticipa l'idea di riforma sanitaria, ovvero quella di portare i servizi sul territorio per deospedalizzare il più possibile”. Per lo Smi, invece, non è così che si può raggiungere il fine sperato considerando che, a pochi metri dall'ambulatorio è già attivo e funzionante il servizio di continuità assistenziale, attivo sia il sabato che la domenica dalle 8 alle 20. “Tale iniziativa era stata già bocciata dal comitato aziendale della Asl RmA – prosegue la Onotri –. Si tratta di una duplicazione inutile e costosa che ha dei costi esorbitanti di oltre 140mila euro l'anno per personale amministrativo e gestione di software. Inoltre, il servizio è riservato esclusivamente ai pazienti dei medici appartenenti alla cooperativa Romamed, circa 55 mila, rispetto a tutti gli abitanti della zona interessata, che superano i 160 mila”.
Il sindacato dei medici resta critico verso il decreto Balduzzi (“più che una riforma è una dichiarazione di intenti da inserire nell'agenda delle Regioni la cui realizzazione pratica e le ricadute su medici e pazienti rimangono indefinite e nebulose”, sostiene la Onotri) e si augura, al tempo stesso, che i che i costi del cambiamento non ricadano sui medici , così come è stato, in molte regioni, per i certificati telematici e per la ricetta elettronica.
“Mi chiedo quale sia il senso di reperire altre mega strutture quando già esistono i distretti sanitari, dove lavorano infermieri, assistenti sociali, personale amministrativo e specialisti ambulatoriali ed dove è possibile accedere alla diagnostica di primo livello su richiesta del proprio medico curante – prosegue la sindacalista dei medici -. Oggi la medicina di famiglia è capillare e facilmente accessibile. Abbiamo un medico quasi in ogni condominio e questo è vitale soprattutto per i pazienti anziani e malati cronici”.
Allora, come assicurare l’assistenza h24? “Potenziando e migliorando l’esistente. Troppo semplice?”, chiede candidamente il medico dello Smi.