martedì 4 settembre 2012

I medici in stato di agitazione

Da parecchio tempo, noi che lavoriamo sul campo, a sentire tutte le cose che  ci vengono legiferate addosso sentiamo una certa "agitazione".
Ora le cose si stanno mettendo in maniera tale che anche i sindacati dichiarano lo stato di agitazione, cioè minacciano lo sciopero; persino la FIMMG che finora si era mostrata piuttosto disponibile con il decreto Balduzzi, che rischia di divenire una trappola mortale per i medici convenzionati dopo le proposte di modifica delle Regioni.
La dirigenza nazionale del sindacato maggioritario sta forse scoprendo ora il significato del proverbio: "dai un dito e si prendono il braccio". 
Speriamo che la lezione sia stata appresa, e che non sia stata appresa troppo tardi.
Ricordiamo anche, a beneficio dei su nominati, il detto: "Chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati."

Di seguito l'articolo di DottNet (sconsigliata la lettura agli ansiosi e ai deboli di cuore)
 

da DottNet

 Fimmg, Smi, Sumai e Fimp verso lo sciopero contro le modifiche apportate dalle Regioni al Ddl sanità. I sindacati chiedono a Balduzzi di bloccare questo scempio

 Monta lo scontento contro il 'decretone' sanità, ma la colpa questa volta è delle Regioni. Ai medici infatti non sono proprio piaciute le modifiche apportate dagli assessori alla Sanità al documento di Balduzzi. Tanto che i dei medici convenzionati FIMMG e SMI (medici famiglia), SUMAI (ambulatoriali) e FIMP (pediatri),   hanno dichiarato lo stato di agitazione e sono pronti a proclamare lo sciopero. Intanto in queste ultime ore continua il lavoro febbrile dei tecnici dei vari ministeri per limare il 'decretone' e trovare le coperture finanziarie, in vista del Consiglio dei ministri del 5 settembre, in cui dovrà essere presentato, e si sta anche valutando l'ipotesi di stralciare alcune parti del 'decretone' per inserirle in un ddl a parte.

 Altro nodo importante sarà la Conferenza delle Regioni convocata per questa mattina alle 10.30, in cui si cercheranno di trovare gli ultimi accordi. "I medici di base, in linea di principio, difendono i propri diritti ma in un momento come questo di difficoltà è opportuno che tutti si siedano a un tavolo con il fine di dare un miglior servizio ai cittadini, e io parlo per i veneti", spiega intanto l'assessore del Veneto alla sanità Luca Coletto che coordina anche gli assessori regionali alla Sanità.

- PROTESTA DEI MEDICI: I sindacali chiedono al Ministro Balduzzi, al Governo e ai Parlamentari "di impedire un simile scempio" e si dicono "uniti e determinati nel contrastare lo stravolgimento da parte delle Regioni del Decreto Balduzzi. I conflitti di competenza e di potere prevalgono sui contenuti - spiegano - messi insieme in modo raffazzonato, senza tenere conto degli effetti devastanti che potrebbero determinare". I medici di famiglia non digeriscono il fatto che, negli emendamenti delle regioni, il medico convenzionato possa diventare dipendente, che le aggregazioni di medici non siano più obbligatorie, e i tetti di spesa ai medici singoli e aggregati.  ''Modifiche o ipotesi di modifiche non cambiano la sostanza: il decretone sulla sanità è la morte del medico di famiglia. Il problema, infatti, è l'impianto generale di questa riforma che non tutela il rapporto tra medico e paziente. Questo ministro non ha mai ascoltato le istanze della categoria e più volte ha calpestato le esigenze professionali. Per questo motivo lo Smi prenderà certamente in considerazione l'ipotesi di aderire allo sciopero dei medici di base e dei pediatri, nonostante altri sindacati siano rinsaviti solo adesso''. A dirlo è il presidente nazionale del Sindacato medici italiani, Giuseppe Del Barone, a proposito dello stato di agitazione annunciato da altri tre sindacati medici contro le proposte di modifica al decretone avanzate da parte delle Regioni. ''Una riforma che possa definirsi tale - continua Del Barone - dovrebbe puntare su un nuovo rapporto tra paziente e medico con alla base l'insegnamento, da parte di quest'ultimo, di corretti stili di vita dal punto di vista nutrizionale e ambientale. E invece - aggiunge Del Barone - si continua a colpire l'intera categoria, come se nella borsa del medico ci fossero sempre i quattrini per ripianare ai guasti della cattiva politica''. ''In questo senso - dice il numero uno dello Smi - il passo indietro di alcune sigle sindacali, in precedenza accondiscendenti con i dettami governativi, e' il segno evidente di un malessere condiviso che per noi resta motivo di battaglia e, se necessario, anche di sciopero''.
- ANAAO: Per l'Anaao-Assomed (medici dirigenti) il documento-ultimatum che gli Assessori alla Salute hanno inviato al ministro è assolutamente inaccettabile per i cittadini, gli operatori e il servizio sanitario". Lo afferma il Segretario Nazionale Anaao-Assomed, Costantino Troise, sottolineando che gli assessori Regionali "continuano a lamentare l'invasione di campo ed a contestare allo Stato, al Governo e al Parlamento la possibilità stessa di legiferare in ambito sanitario, anche su norme che, a casa propria, molti di loro, hanno già approvato". Secondo Troise, in sostanza, "siamo ad una nuova fase di un conflitto istituzionale, che vede le Regioni appiattite in una logica di sindacato che rischia di produrre piu' danni delle manovre economiche". Un esempio, per il sindacato dei dirigenti medici, arriva dalla "vivisezione" cui è sottoposto l'articolo 4 del decreto, che "stravolge quanto approvato in Parlamento nel ddl sul governo clinico e rappresenta il tentativo di salvaguardare l'invadenza pervasiva della politica in sanità". Il tutto "calpestando meriti e logiche professionali, introducendo mobilità coatta e flessibilità arbitraria e preservando un sistema quale quello della nomina dei direttori di struttura complessa". In quest'ottica medici e dirigenti "invitano il ministro ed il Parlamento a difendere le proprie prerogative sottraendo la sanitaà al destino di campo di battaglia cui la si vorrebbe avviare".
- IPOTESI DDL: Alcune parti del 'decretone' potrebbero essere stralciate e trasformate in un disegno di legge autonomo. E' l'ipotesi che stanno valutando Governo e Parlamento, come si apprende da fonti parlamentari. Tra gli articoli da inserire in un ddl a parte c'è quello sulla non autosufficienza, giudicato molto problematico dalle Regioni e dai medici. E che sia importante un passaggio parlamentare, lo ha rimarcato anche il presidente della commissione Sanità del Senato, Antonio Tomassini (Pdl): "Finalmente un Ministro, come Renato Balduzzi, ha il coraggio di affrontare anche le più spinose tematiche sanitarie: molte di esse le ha comunicate per tempo in incontri informali con tutti i partiti e quindi ora è giusto e doveroso affrontarle anche se fosse necessario un sostenuto confronto con tutte le parti così come prevede il dialogo parlamentare".
– LE PROPOSTE DELLE REGIONI: Le Regioni in pratica hanno totalmente rivisto l’articolo 1 del Dl Balduzzi “Norme per la razionalizzazione dell'attività assistenziale e sanitaria”. Ecco che cosa propongono gli enti locali: nel Dl Balduzzi per i medici convenzionati è previsto l’obbligo di assegnazione alle forme organizzative professionali (Aggregazioni funzionali territoriali), nel testo predisposto invece dalle Regioni l’obbligo è scomparso ed è stato sostituito con la dicitura “assegnazione prioritaria”. Si parla poi di dipendenza: per le Regioni c’è la possibilità di far accedere alla dipendenza il medico di medicina generale e il pediatria di libera scelta. Una misura non presente nel Dl Balduzzi e che è fortemente osteggiata dai Sindacati che vedono in ciò la “scomparsa del medico di famiglia” e per giunta con un aggravio di costi per il Ssn. Altra modifica rilevante al testo originario del Decreto, riguarda il finanziamento delle forme organizzative. Se infatti nel Dl Balduzzi si faceva riferimento alla possibilità per le Aziende sanitarie di adottare finanziamenti a budget, nell’articolato predisposto dalle Regioni si prevede anche la possibilità di finanziamento per “quota capitaria – paziente omnicomprensivo”. Un aspetto che secondo i Sindacati rappresenta la creazione di veri e propri tetti di spesa individuale che rischiano di lasciare il cittadino senza alcuna assistenza.